(Direttore: Maurizio Pistoso, Università di Bologna) fondata da Carlo Saccone
Kharabat è parola araba che etimologicamente designa le “rovine” di un luogo, di una città. La parola è presto passata a significare nella poesia araba “luogo di bevute” perché, stante il divieto religioso del vino, il poeta immaginava di appartarsi in luoghi abbandonati o “ruinati” per coltivare in pace il suo piccolo vizio. In persiano kharabat passa presto a significare “ taverna”, forse anche per via del facile accostamento tra rovine di luoghi e rovine di chi si “guasta” con il vino e altri piaceri proibiti. Di fatto la taverna diventa nella poesia persiana, diffusasi dall’Asia Centrale all’Asia Minore in epoca selgiuchide e più tardi sino all’India dei Moghul, un emblema della poesia più trasgressiva, l’ideale “locus amoenus” di ogni poeta lirico, un rifugio in cui dar libero sfogo a una condotta da libertino (rend) in barba ai divieti religiosi e alle censure sociali. Ma la taverna diventerà presto anche il luogo di un libertinaggio (rendì) tutto spirituale, nutrito di ansie gnostiche e filosofiche, di cui si proclamarono orgogliosamente fieri innumerevoli poeti e scrittori arabi, persiani, turchi e indostani dal medioevo a oggigiorno. Questa collana accoglie proposte di traduzioni curate da specialisti tratte dalle letterature persiana, araba, turca, urdu e di ogni altra cultura dell’ecumene musulmana e indo-mediterranea in senso lato, preferibilmente con testo originale a fronte o in appendice.
Ezio Albrile (CESMEO, Torino), Alessandro Grossato (Facoltà Teologica del Triveneto, Padova), Nahid Norozi (Università di Bologna), Kurosh Kamali (Centro di ricerca “Sa‘di-shenasi” di Shiraz), Carlo Saccone (Università di Bologna), Anna Vanzan (Università di Milano), Fabio Tiddia (ricercatore ASTREA, Teheran), Ferminia Moroni (studiosa indipendente), Francesco Omar Zamboni (University of Jyväskylä – Finland).
ll comitato scientifico prende in esame le proposte di volumi per i quali gli autori chiedono l'uso gratuito del logo del Centro Essad Bey, e, dopo avere acquisito i risultati di una peer review, comunica l'esito al proponente in tempi ragionevoli.
La collana è promossa dall’associazione culturale Centro Essad Bey, proprietaria del logo. Gli autori agendo autonomamente si avvalgono per la pubblicazione, la distribuzione e la riscossione dei diritti dell'editore americano Amazon IP di Seattle e consociate