Il mondo Mediterraneo è stato scosso sin dall’ultimo quarto del XX secolo e ancor più a partire dal XXI secolo da numerosi fatti traumatici, si pensi agli eventi bellici che hanno interessato i Balcani negli anni ’90, la Cecenia e il Caucaso negli anni successivi, e poi le due guerre del Golfo e via via sino ai recenti conflitti che hanno coinvolto la Libia, la Siria e l’Iraq, in cui il ruolo di ex-potenze coloniali europee è stato spesso determinante. Questi tristi fatti, in cui di regola popoli cristiani e musulmani si sono spesso trovati di fronte in armi, hanno messo a dura prova i tradizionali legami di buon vicinato e di cooperazione sul piano economico e culturale dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Certamente il livello dei sospetti e delle diffidenze reciproche tra i popoli mediterranei non è diminuito; i pregiudizi e talvolta i giudizi sommari sull’Altro si sentono ripetere ovunque, nei giornali, nei media e per la strada. Non è certo, questa, una novità. Nel medioevo i musulmani erano conosciuti in Occidente con il termine riassuntivo di “saraceni” e i cristiani provenienti dall’Europa erano noti nel mondo musulmano con un termine altrettanto vago come “farangi” , etimologicamente derivato da “francs”.
Ecco, le istituzioni universitarie oggi dovrebbero sentirsi chiamate a combattere questo genere di semplificazioni sul piano linguistico, che ipostatizzano in un solo termine, vago e sommario, una intera cultura-civiltà che conosce magari al suo interno infinite articolazioni, differenziazioni, correnti e sfumature. Ridurre l’Altro a un termine definitorio grossolano come quelli in uso sin dal medioevo è già un costruire una barriera difficilmente smantellabile nel breve periodo. Barriere che non danno conto o rendono incomprensibili la nostra storia comune, fatta di tanti momenti di felice compenetrazione commerciale e culturale.
Sappiamo che è esistita una Europa non cristiana, si pensi all’Andalusia o alla Sicilia di epoca musulmana dove prosperarono floride capitali come Cordova e Palermo; o si pensi a quella parte cospicua dell’intellighenzia europea del ‘900 che era di origini ebraiche e tanto ha dato allo sviluppo intellettuale dell’Europa prima di essere decimata dalla furia nazista. Ma si pensi anche al mondo arabo-cristiano, i cui vescovi disputavano con gli ulama’ di problemi teologici nella Baghdad del IX sec. alla corte del califfo al-Ma’mun. Un mondo, questo arabo-cristiano, che conosce tuttora numerose comunità sparse tra la riva sud del Mediterraneo e il Medio Oriente, dal Libano all’Iraq, e che è stato un protagonista del periodo della Nahda ovvero del risorgimento arabo tra ‘800 e ‘900. Il mondo turco-ottomano per parte sua, erede per vari aspetti di Bisanzio ovvero la “seconda Roma”, è stato ben presente nei Balcani fino a turro il XIX sec., condizionando le vicende europee non solo attraverso le guerre, ma forse ancor più attraverso i commerci e i rapporti diplomatici con Venezia, lasciando vivissima traccia di sé nelle lettere, nelle arti visive e persino nella musica. Si tende di solito a dimenticare che la Rus' di Kiev fu dominata a lungo dai Mongoli, conosciuti dalla storiografia russa come Tartari (o Tatari), nel periodo 1237-1480 (ma "crociate" contro i Tartari furono condotte ancora in pieno secolo XVI dallo zar Ivan IV il Terribile), una presenza musulmana di cui restano ampie tracce nel Caucaso e a Kazan, a est di Mosca, nella attuale repubblica autonoma del Tatarstan.
Altrettanto fuorviante può risultare oggi l’opposizione Oriente-Occidente: un grande islamologo come Alessandro Bausani affermava essere l’ Islam “essential part of the western culture”, pensando all’immenso contributo fornito da filosofi e scienziati arabi (in realtà arabografi, ma spesso di origini oltre che arabe anche turche o persiane) al progresso delle scienze attraverso il commento sistematico dei filosofi greci. Lo stesso cristianesimo, elemento essenziale dell’identità europea, dell’ “Occidente”, trae la sua linfa da antichi libri e sacre scritture composti in… Oriente. Il Corano cita a più riprese praticamente tutti i profeti biblici, riserva un posto d’onore a Gesù e intitola una sura (la XIX) a Maria. Una genealogia di quello che noi chiamiamo oggi ”Occidente” può riservare qualche sorpresa. A Gundishapùr nell’Iran preislamico fu attivo dal 271 d.C. uno straordinario centro di traduzioni e ricerche scientifiche che si avvalse dell’opera di dotti e filosofi provenienti non solo da ogni parte dell’Impero persiano sassanide, bensì anche dall’ India e dai territori dell’ecumene tardo-ellenistica, soprattutto dopo la chiusura dell’ Accademia di Atene decretata da Giustiniano nel 529 d.C. Qui a Gundishapùr si tradusse dal greco e da lingue indiane e persino dal cinese, e si svilupparono diverse scienze quali l’astronomia, la matematica e la medicina. Di tutto questo lavoro profitterà ampiamente il mondo islamico a partire dall’era abbaside (metà VIII secolo) che vedrà nella “Casa della Sapienza” (Bayt al-Hikma) della Baghdad califfale l’erede naturale dell’accademia di Gundishapùr. A Baghdad, ad opera di famiglie di traduttori perlopiù ebrei o cristiani, si continuerà a tradurre soprattutto dal greco e dal siriaco testi scientifici e filosofici, che, arricchiti nei secoli successivi di ulteriori sviluppi e di approfonditi commentari redatti in arabo (da Algazel, Alhazen, Avicenna, Rhazès, Alfarabius, Geber, Averroè), saranno poi ritrasmessi all’Occidente cristiano medievale. Nella ricca biblioteca di Toledo, da poco riconquistata dai cristiani (1085), avrà inizio un ulteriore grande travaso, questa volta dall’arabo al latino, di cui più tardi ampiamente beneficerà la Scolastica, da S. Alberto Magno e S. Tommaso in poi.
Atene, Gundishapùr-Baghdad, Toledo: come si vede l’accademia di Gundishapùr e la sua erede diretta, la Bayt al-Hikma di Baghdad, sono al centro della trasmissione del sapere dall’antichità (non solo greca!) al medioevo latino, sono l’anello centrale di una “genealogia del sapere occidentale” di cui per troppo tempo si è teso a obliterare o rimuovere gli anelli geograficamente più lontani e ritenuti perciò a torto ininfluenti. Si può continuare seriamente a parlare di Oriente e Occidente quando nel Mediterraneo si condivide da sempre l’eredità biblica e quella greco-ellenistica? Quando si scopre che i grandi temi della letteratura apocalittica ebraico-cristiana e musulmana (ciclo del mi'raj) ritornano in Dante e in Ibn ‘Arabi, in Immanuel Romano e Sana’i? Quando fino al ‘700 si continuava a studiare in Europa il Canone di Avicenna e l’alchimia di Geber? Il mondo mediterraneo ha certamente conosciuto lingue etnie e religioni diverse, ha visto popoli combattersi dalle Crociate sino alle lotte di liberazione dal colonialismo, ma parlare di Oriente e Occidente ci sembra davvero fuorviante.
Il progetto IDA (Immagini e Deformazioni dell’Altro) non vuole ignorare il fatto incontestabile che tra i popoli del Mediterraneo - e di quel Grande Mediterraneo che, da Alessandro Magno in poi, proietta la sua influenza sino alle porte dell’India - l’immagine dell’Altro sia stata e in larga parte continui ad essere una deformazione (molte deformazioni in realtà) dell’Altro. Una nuova immagine dell’Altro urge in questo inizio del XXI secolo, gravido di etnocentrismi e rigurgiti razzisti, ma deve ancora formarsi nelle coscienze, nelle scuole e nelle università, nei media. Una finalità di questo progetto IDA potrebbe e dovrebbe essere proprio qui: dare forma a una nuova immagine dell’Altro, partendo dall’analisi nella letteratura (e non solo) delle sue deformazioni, ancora troppe e troppo forti.
Nel Corano (XVIII, 60ss.) si legge che Mosè, in compagnia del misterioso profeta-iniziatore al-Khidr (Elia), viaggiò verso la “confluenza dei due mari” (majma‘ al-bahrayn). Gli esegeti hanno proposto varie identificazioni, tra cui l’istmo di Suez posto appunto tra i due grandi mari del mondo pre-moderno; ma l’espressione, alquanto criptica, sembra anche simbolicamente alludere a un Non-Dove dell’anima, a un misterioso punto d’incontro, o di confine, tra realtà e mondi diversi eppure nient’affatto incomunicanti. Nella dichiarazione di Mosè (“non cesserò di camminare finché non sarò giunto alla Confluenza dei Due Mari”, Corano XVIII, 60) ci sembra di poter leggere un manifesto, un programma quasi, che il mondo mediterraneo contemporaneo - oggi percorso da conflitti e in forte crisi ideale e identitaria - avrebbe bisogno di adottare consapevolmente e con coraggio realizzare.
Il progetto IDA intende coinvolgere studiosi e ricercatori, soprattutto giovani, che hanno da poco iniziato la loro avventura nella ricerca, nella convinzione che essi per primi hanno interesse e possono “riformare” l’immagine dell’Altro. Di qui l’idea di promuovere una rete di università mediterranee da parte del Centro di Ricerca FIMIM dell’Università di Bologna, che comprenda alcuni dei maggiori centri presenti nell’area, a partire dalla Turchia (Università di Kirklareli-Istanbul), l’Egitto (Università del Cairo) e il Maghreb (Università di Blida 2), i Balcani (Università di Sarajevo). Il progetto ha una sua proiezioni anche più a Oriente, dal Caucaso (Università di Baku e Università di Yerevan), al Libano (Università di Beirut), fino all'Iran (Università e Centri di ricerca di Teheran) e al mondo centroasiatico, così strettamente legati al mondo mediterraneo e importanti nello sviluppo della nostra storia comune.
Il progetto IDA vuole privilegiare soprattutto le ricerche nell’ambito della letteratura, delle letterature comparate, della storia delle relazioni culturali tra i popoli. Sarà preso in considerazione di preferenza il periodo che va dal medioevo sino all’età moderna e contemporanea, con particolare attenzione agli scambi euro-arabi, dall’epoca delle crociate sino a oggi, e al mondo irano-turco, da sempre proiettato sia sul Mediterraneo sia sull’Asia Centrale e Meridionale. Questo senza trascurare i più tradizionali ambiti del sapere “arabistico”, “romanistico”, “iranistico”, “medievistico” o “turcologico”, ma al contrario con il preciso intendimento di porli in relazione dialogica con questa dimensione di scambio spesso negletta dagli studi di settore salvo aree particolari (come la Migranten Literatur o i “cultural studies”), nella convinzione –oggi sempre più condivisa- che ci troviamo di fronte a un unico grande bacino storico-culturale che fornisce lo sfondo più adeguato e la cornice più soddisfacente allo studio di non pochi fenomeni, quelli letterari in primis.
I promotori hanno individuato tre grandi Articolazioni Tematiche (AT) del progetto:
AT-1 Le forme letterarie. Temi, motivi e generi (la lirica, il romanzo, il dramma ecc.) a confronto dal medioevo a oggi nelle letterature del mondo indo-mediterraneo
AT-2 L'identità dell' Altro (il saraceno, il farangi, il migrante, il colonialista, l’ebreo, lo zingaro) nella letteratura narrativa e di viaggio, e nella Migranten Literatur
AT-3 Storia delle traduzioni e ricezioni nel mondo indo-mediterraneo (traduzioni di autori europei in lingue mediorientali e di autori del Medio Oriente e della riva sud del Mediterraneo in lingue europee).
SCHEDA DELLE RICERCHE proposte o in corso (2018-2022)
Area turca
-L'immagine del turco nella cultura europea in generale e italiana in particolare (Riza Tunç Özben, Uni-Kirklareli) AT 2
-Migranten Literatur in Germania: scrittori turco-tedeschi (Ozen Nergis Dolcerocca, Uni-Bologna) AT 2
Area egiziana
-Migranten Literatur: la sofferenza di rifugiati e migranti arabi in Germania attraverso i romanzi di Abbas Khider (Nivin Sobh, Università al-Azhar, Kairo) AT 2
-L'immagine del Feranj in Ibn Jubair e Ibn Battuta (Hussein Mahmoud Hamouda, Università Badr, Kairo) AT 2
-La presenza dei ricordi egiziani nell'opera di in Marinetti e Ungaretti (Hussein Mahmoud Hamouda, Uni-Kairo) AT 2
Area maghrebina
-L’erudito algerino Mohammed Ben Cheneb: il dilemma dell’io in presenza dell’altro (Djaouida Abbas, Uni-Blida2) AT 2
-Fortuna del Principe di Machiavelli nel mondo arabo (Aicha Chekalil, Uni-Blida2) AT 3
Area persiana
-La corrispondenza tra Henry Corbin e Allame Tabataba’i (Fabio Tiddia, ricercatore ASTREA, Tehran) AT 2
-La figura del Qalandar e suoi analoghi nelle letterature europee (Fabio Tiddia, ricercatore ASTREA, Tehran) AT 1
-Le traduzioni italiane di autori persiani classici: storia, problemi, prospettive (Nahid Norozi, Uni-Bologna) AT 3
-Il Vis e Ramin e il ciclo del Tristano (Nahid Norozi, Uni-Bologna) AT 1
-Il “bel turco” e la “bella cristiana” nelle lettere persiane (Carlo Saccone, Uni-Bologna) AT 1
Area armena
-Traduzione e (ri)scoperta dell’identità negli scrittori italo-armeni (Sona Haroutyunian, Uni-Venezia e Uni-Yerevan) AT 2 e AT 3
-Presenze armene nelle città e biblioteche italiane (Anna Sirinian, Uni-Bologna) AT-2
Area balcanica
-L'eredità persiana nel mondo ottomano e balcanico (Denita Havervic, Uni-Sarajevo) AT-1 e AT-2
Area azera
-L'Azerbaijan, crocevia delle culture del Medio Oriente (Rahilya Geybullayeva, Uni-Baku) AT-1 e AT-2
Area arabo-andalusa e mediterranea
-Rappresentazioni dell’Islam nelle letterature dell’Europa Mediterranea dal medioevo (Andrea Celli, UNI-Connecticut) AT-2
-Rappresentazioni dell'Altro nel Mediterraneo Orientale (Ines Peta, UNI-Bologna) AT-2
Area cultura ebraica e europea
-Judentum e Deutschtum nell’Europa moderna e contemporanea (Michael Dallapiazza, Uni-Bologna) AT 2
-Rappresentazioni dell’ebreo nella letteratura tedesca (Elisa Pontini, Uni-Bologna) AT 2
-Seminari/conferenze su invito di collega straniero (programmazione locale)
https://site.unibo.it/[…]/agenda?category=Progetto+IDA%3A+Seminari
-Simposi e laboratori (programmazione locale)
https://site.unibo.it/fimim[…]o+IDA%3A+Convegni+e+Simposi
-Convegni internazionali (a rotazione nelle varie sedi del progetto)
https://site.unibo.it/fimim[…]o+IDA%3A+Convegni+e+Simposi
I vari responsabili locali del Progetto IDA si attiveranno per mettere a disposizione spazi nelle riviste e/o collane dipartimentali in cui i membri del progetto possano presentare i risultati delle proprie ricerche. A tale scopo possono essere previsti anche:
- collane e siti in streaming dedicati (anche per raccogliere atti di convegno e altri prodotti nell’ambito del progetto)
Il sito di riferimento è "Archivi di Studi Indo-Mediterranei" (ASIM), in libero accesso (open access) per cui vedi link: http://archivindomed.altervista.org)
Indirizzo Studio 60, Via Cartoleria 5 - 40124 Bologna
E-mail nahid.norozi2@unibo.it
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