A cura di Matthieu Queloz, Oxford: Oxford University Press 2021 (CC BY-NC-ND 4.0).
In un passato neanche tanto lontano, i filosofi analitici erano soliti liquidare come “fallacie genetiche” le narrazioni delle origini avanzate dai loro colleghi “continentali” allo scopo di decostruire, delegittimare o smascherare come meramente contingenti le più venerate fra le nostre idee e pratiche concettuali. Negli ultimi tre decenni la situazione è considerevolmente mutata: filosofi come Bernard Williams ed Edward Craig e, più recentemente, Miranda Fricker e Amia Srinivasan, hanno iniziato a occuparsi molto più seriamente di genealogie e argomenti genealogici, studiandone approfonditamente la struttura ed elaborandone essi stessi di assai originali e interessanti. La monografia di Matthieu Queloz è il primo studio complessivo dell’argomento elaborato da un punto di vista analitico. L’autore vi discute in maniera competente e molto spesso illuminante alcune applicazioni paradigmatiche del metodo genealogico, offrendo una tassonomia delle varie proposte ma anche delineando una particolare versione del metodo, la “genealogia pragmatica”, nella quale scorge il necessario complemento delle procedure di un altro fortunato programma di ricerca filosofico contemporaneo, quello dell’ingegneria concettuale. Inaspettatamente (ma non troppo), Queloz tenta di ricondurre la pratica della genealogia pragmatica alla spiegazione genealogica della virtù della giustizia offerta nel Trattato sulla natura umana di Hume, ricostruendo una traiettoria di pensiero il cui riconoscimento potrebbe aiutare, nei suoi termini, «a riconciliare la filosofia analitica contemporanea con un metodo che ha a lungo considerato estraneo».