Di Elisa Coda, Pisa: ETS, 2022
Fra i problemi perenni dell’aristotelismo sta la teoria dell’intelletto, che dall’antichità ad oggi continua ad essere oggetto di dibattito. Come un organismo vivente, l’aristotelismo ha subito molte modifiche e così anche l’interpretazione della dottrina dell’anima. Un retore filosofo del IV secolo, Temistio, ne ha elaborata una così longeva da raggiungere la Spagna musulmana del XII secolo e l’Europa latina del XIII. Per Averroè e per Tommaso d’Aquino, in modi diversi, Temistio è una voce autorevole nella comprensione del De Anima di Aristotele.
Questo libro descrive la posizione di Temistio e mette in luce la forza di suggestione dei suoi contenuti. Ne emerge un pensiero vivo, che proprio nel confronto con la riflessione medievale rivela il suo carattere peculiare: è leggendo il De Anima con le soluzioni di Plotino a portata di mano che Temistio ha costruito la propria alternativa alla noetica del più grande maestro della storia dell’aristotelismo greco, Alessandro di Afrodisia. Poiché questo libro verte sulla recezione medievale di Temistio almeno tanto quanto su Temistio stesso, è corredato dalla prima traduzione della versione araba della parafrasi (relativamente alla dottrina dell’intelletto) e dalla traduzione di una tra le parti del Commento grande di Averroè sul De Anima in cui il debito verso Temistio è più evidente.
Questo segmento della storia dell’aristotelismo fornisce elementi utili all’analisi di un tema filosofico sempre aperto: lo statuto della facoltà intellettiva.
Segnalazione di Andrea Colli