Parenti serpenti

Scena dal film Parenti Serpenti di Mario Monicelli (1992).

Oltre a una solida formazione nell’arte della scrittura, nei protocolli notarili e nei concetti del diritto, alcuni notai addetti ai memoriali erano uomini di grande cultura letteraria e di elevato gusto poetico.

Nelle ore di minore attività presso il loro banco, questi riempivano copertine e gli spazi vuoti dei loro registri di terzine, quartine e poesie, di loro produzione o di celebri autori a loro contemporanei.

Un bell'esempio è quello offerto dal notaio Antonio Guidone da Argile del 1282, che con la sua ornata calligrafia dotò il suo registro di poemi d’amore, ma anche di satira e di vituperio, soprattutto quando si rivolgeva alla cognata: 

 

Oi bona gente, oditi et entenditi
la vita che fa questa mia cognata.
La vita ch’ela fa vui l’oridite
e, se ve place, vòilave contare.
A lato se ne ten sette gallete
pur del meglor per poter ben çoncare,
e tutora diche che mor de séte
ensich’ a lato non se .l po' acostare:
né vin né aqua non la po' saçiare,
s’ella non pon la boch’ala stagnata” .
Per Deo, vicine mie, or non credite
a quel che dice questa falsa rea.
L’altrier ch’eo la trovai fra le pariti,
et eo la salutai en cortexia.
‘Assai’ li dixi ‘donna, che faciti?’,
e ella mi respose villania.
Ma saço ben l’opera che facia:
no .l ve direi, ch’eo ne seria blasmata”
“Oi soça puta, chi te conoscesse
e sapesse, com’ eo so, lo to affare!

(…)