Il carattere seriale dei Memoriali, prodotti in modo praticamente ininterrotto dalla seconda metà del Duecento fino al tardo Quattrocento, offre allo studioso un’enorme ricchezza di elementi sulla vita economica, politica e sociale dei bolognesi nel tardomedioevo. Uno di questi riguarda l’onomastica della popolazione, in cui i Memoriali ci consentono non solo di verificare la predominanza e la diffusione di certi nomi e cognomi nel corso del tempo, ma anche di cogliere la creatività e l’influenza dei gusti sui bolognesi del tempo. Oltre ai soliti nomi biblici, soprattutto degli apostoli e dei profeti, caratteristici della cultura tardomedievali, compaiono tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento diversi Lancilotti, Morgane, Ginevre e Merlini, testimonianze della diffusione e popolarità dei romanzi arturiani a Bologna. Altri prendono ispirazioni nelle recenti esperienze con i saraceni e la crociata, come attestano i molti “Saladini” che registrano i loro atti presso l’Ufficio, come Saladino dei Saletti, abitante della cappella di Sant’Isaia che celebra una compravendita nel 16 gennaio del 1369.
Al di là dei riferimenti letterari e storici, molti nomi e cognomi erano frutto anche di una certa giocosità e sensibilità molto diverse dalla nostra. Così, un certo Papagnocchi da Budrio si presentò presso l’ufficio per registrare una curatela nel 16 gennaio del 1374 e cinque anni prima di lui, Cinquedenti da Monte di Santa Maria, abitante della cappella di San Michele, stipulava una soccida. Nel primissimo Memoriale creato, quello del secondo semestre del 1265, Guardapane da Reggio Emilia, notaio, fungeva da testimone per un contratto di prestito celebrato nel 30 ottobre di quell’anno, e Megliodeglialtri del fu Jacopino, anche lui da Reggio Emilia, registrava una pace.
Se questi nomi ci sembrano oggi molto divertenti, non è impossibile pensare che generassero qualche sorriso anche agli udenti nel periodo.