Cycle of lectures
Humanities students
January - May 2020
A cura di Daniele Pellacani.
In collaborazione con il Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica.
«A better understanding of Europe’s cultural and social diversity and of its past will inform the reflection about present problems and help to find solutions for shaping Europe’s future». Questa call di Horizon 2020 (Societal challenges: “Europe in a changing world – inclusive, innovative and reflective societies”) costituisce il principale stimolo alla progettazione di un ciclo di cinque seminari dedicati alla ricezione dell’antichità greco-latina nel mondo contemporaneo: l’obiettivo è fornire un contributo al dibattito, fortemente attuale, sul complesso rapporto tra identità comunitaria (europea) e identità delle singole nazioni. La tradizione classica è stata infatti spesso considerata, in Europa, come un elemento di comunione e continuità, matrice culturale e identitaria trasversale ai diversi stati membri dell’Unione. Un’idea che si riflette – e parallelamente si sostanzia – nel ruolo che l’insegnamento della cultura e delle lingue classiche (greco e soprattutto latino) ha storicamente svolto, e in parte ancora svolge, nella istruzione scolastica di molti stati europei.
Oggi, mentre l’idea stessa di Europa è più in crisi che mai, vogliamo dunque valutare la tenuta dell’equazione cultura classica - identità europea affidandoci a un punto di vista geograficamente e culturalmente esterno, ‘eccentrico’, altro. A tal scopo verranno presi in esame cinque diversi esempi di traduzione e reinterpretazione di opere classiche (greche o latine) all’interno di contesti geografici non europei o collocati alla periferia dell’Europa. La traduzione infatti può essere concepita come lo spazio letterario dell’incontro tra identità e alterità, e si presta, per sua stessa natura, a essere interpretata in senso più ampio, così da comprendere anche fenomeni di riscrittura e trasposizione intersemiotica (passaggio dal medium letterario ad altro medium, come il cinema, o le arti figurative e performative): attraverso questa prospettiva si intende allora esaminare in che misura i classici sono stati impiegati come elemento identitario (o, per converso, antidentitario) rispetto al concetto – in sé problematico – di ‘occidente’.
Pur rappresentando diversi contesti storico-culturali, i cinque case studies saranno tutti relativi all’età contemporanea (dal secondo Novecento in poi) e verranno selezionati al fine di offrire un quadro il più possibile ampio, che spazi dai confini prossimi (est Europa e nord Africa) a quelli più remoti (Estremo Oriente, Sud America e stati post-coloniali). I seminari, tenuti da esperti nazionali e internazionali, si svolgeranno nel periodo gennaio-maggio 2020 e saranno principalmente rivolti a studentesse/i e studiose/i dell’area umanistica, con una particolare attenzione per dottorande/i, a cui si vuole offrire un’occasione concreta per fondere assieme diversi approcci critici, in una prospettiva fortemente multidisciplinare (che tenga conto degli aspetti letterari e filologici, ma anche storici, politici, artistici, psicologici).