Nel turismo d'affari i viaggi individuali permettono resilienza, in quello leisure rimane solo la speranza.
Milano: il turismo d’affari (viaggi individuali) è resiliente e la fiducia cresce lentamente.
La volontà di “esserci” delle strutture alberghiere milanesi pare non avere risentito del passaggio, in un solo mese, da zona gialla ad arancione “scuro”. L’Indice di Attività Alberghiera si conferma in crescita su tutti gli orizzonti temporali: a breve termine (AB=1_day) sale al 58%, a medio-lungo termine si raggiunge il 70%. Gli indici rimangono però tra il 25% al 35% al di sotto dei livelli attesi da un inizio marzo covid-free. Il gap sarebbe ancora maggiore se si riuscissero a rilevare quante strutture offrono camere su Internet solo per presidiare il mercato on-line per poi concentrare le prenotazioni ricevute su strutture dello stesso gruppo.
La crescita degli alberghi attivi su Internet è sostenta dal solo turismo business individuale, quello più resiliente ai “cambi di colore” perché mosso da necessità indifferibili come interventi tecnici o incontri commerciali. Andando oltre le percentuali e le strategie di gestione, va quindi sottolineato che l’assenza dei clienti MICE ha ripercussioni soprattutto sul fatturato e la liquidità delle strutture alberghiere visto che questo turismo rappresenta(va) il segmento a maggiore valore aggiunto e con i tempi di prenotazione più lunghi.
Venezia: i clienti mancano e si continua a fare business con la sola speranza
L’incremento dei contagi e la diffusione delle varianti Covid sembrano non modificare il quadro della (s)fiducia del comparto alberghiero a Venezia. Le percentuali di imprese che offrono camere su Internet sono infatti in risalita ma una lettura meno diretta dei dati suggerisce che nel segmento del turismo culturale/leisure (con forte vocazione internazionale) il sentiment è molto negativo. Da un lato, il livello assoluto degli indici dimostra che la volontà di fare impresa alle condizioni attuali è molto bassa. La curva a breve termine (AB=1_day) sale ma, nella pratica, stiamo registrando che 74 alberghi su 100 non postano tariffe last minute. Dall’altro, il divario tra dinamiche di breve e lungo periodo evidenzia che si continua a fare business soprattutto con la speranza. Gli indici di attività alberghiera a 56 e 140 giorni, vicini al 65%, indicano infatti una certa attività solo dopo maggio per non farsi trovare impreparati dall’eventualità che il piano vaccinale (nel mondo) determini la ripresa dei flussi turistici internazionali.