Pretoria - Elisabetta

Nome e cognome: Elisabetta Ferraro

 Tipo di scambio: Overseas studio – Università di Pretoria

 

 Anno di corso/tirocinio post laurea: V anno

 Corsi, esami e tirocini consigliati e sconsigliati

Io consiglierei di andare a Pretoria per svolgere le pratiche cliniche, perché si è lasciati molto indipendenti, pur essendo tutorati, e si ha la possibilità di fare moltissimo e di imparare altrettanto. Non consiglierei di fare sia i corsi teorici sia le pratiche perché queste sono molto impegnative in termini di tempo ed energia. 

Gli studenti hanno la possibilità di imparare molta più pratica rispetto a noi a Bologna, per cui mi sembrerebbe un peccato andare all’Università di Pretoria solo per i corsi teorici. Io sono andata al mio V anno, dopo aver concluso le lezioni a Bologna.

Sono soddisfatta di come ho fatto perché in questo modo sono arrivata a svolgere le attività cliniche più o meno preparata, perché nei corsi Unibo mi era già stata insegnata la teoria della clinica, e a Pretoria sono riuscita a completare la parte pratica. Inoltre, ho potuto avere anche dei nuovi spunti, conoscendo la realtà italiana e confrontandola con quella sudafricana. 

In particolare, dei tirocini consiglio caldamente di fare le cliniche di Hluvukani (nel Kruger Park) e Mamelodi (altra clinica di comunità).

Io purtroppo non ho avuto modo di andarci, ma mi è stato raccontato che sono le cliniche molto utili perché si è lasciati indipendenti e soprattutto si respira una realtà del tutto differente da quella dell’ospedale, si entra a fare parte delle comunità più povere sudafricane e questo permette un bellissimo arricchimento culturale.

 

Supporto ed accoglienza: 

Prima della partenza, l’organizzazione di questo scambio aveva molti aspetti ancora oscuri, che l’università sudafricana non è stata in grado di chiarire nonostante le numerose richieste di spiegazioni (mi riferisco al fatto che non si riuscisse a capire il programma delle attività cliniche che mi sono trovata ad organizzare, pur senza avere la consapevolezza di cosa si sarebbe trattato).

C’è anche da dire, però, che per ogni problema che ho riscontrato durante la fase di preparazione dell’application, si sono dimostrati sempre disponibili ad aiutarmi.
Io sono arrivata a Pretoria, senza sapere però quando e in che modalità avrei iniziato i miei tirocini. È il loro modus operandi, però, perché ogni ragazzo/a international viene trattato così – ovvero non si spiegano bene. 

Una volta arrivata, però, la responsabile della mobilità internazionale ha provveduto a farmi fare un tour e mi ha seguito nella parte burocratica. Da lì in poi è diventata la figura di riferimento.

 

Difficoltà linguistiche:

Quasi tutti parlano inglese, se non come prima lingua, come seconda. L’accento potrebbe essere un po' diverso da quello british o americano a cui siamo di solito abituati, ma tutti sono cordiali e disponibili a farsi capire. Inoltre, è un paese che presenta moltissime lingue ufficiali (fino ad 11), quindi sono abituati al fatto che ci possano essere persone che parlino meno bene l’inglese.

La lingua ufficiale nella facoltà è l’inglese, ma molte persone parlano Afrikaans. Capita spesso che tra loro parlino Afrikaans, per cui a volte è opportuno ricordare che noi non lo capiamo.

 

Accomodation e facilità nel trovare l’alloggio:

Ho alloggiato nel campus della facoltà di Medicina Veterinaria, ad Onderstepoort. Ho dovuto contattare il responsabile che mi ha permesso di scegliere tra la camera singola con bagno privato o la camera singola con bagno condiviso. Il campus è piuttosto grande, è costruito come se fosse un piccolo villaggio e dista all’incirca un km dalla facoltà, ma sia l’università sia il campus sono racchiusi nella stessa area.
È molto sconsigliato cercarsi un appartamento indipendente, non è sicuro.

 

Trasporti:

Quando si ha la necessità di uscire dal campus – per la spesa - è consigliato usare Uber o Bolt, con tutta l’attenzione se si è da soli e se si deve viaggiare quando è buio, o se se ne ha la possibilità di farsi accompagnare dagli studenti che hanno la macchina. I mezzi pubblici non sono da usare.

L’università inoltre consiglia di usare un servizio taxi privato (Solly Tour) con cui mi sono trovata molto bene.

 

Integrazione:

Gli studenti sono molto cordiali e socievoli, faranno di tutto per renderti partecipe e per farti provare “un’esperienza sudafricana”. Il campus è multietnico – rispecchia quello che è il Sudafrica – e si respira un clima di accoglienza e solidarietà molto emozionante.

Inoltre, molto spesso vengono organizzati degli eventi per coinvolgere tutti quanti alla vita del campus.

 

Validità didattica/attività pratiche:

Le attività didattiche e pratiche sono molto valide, e rispetto a quello che studiamo a Bologna ho trovato un taglio più pratico nell’insegnamento. I neolaureati devono svolgere un anno di servizio civile, in cui si ritroveranno “da soli” a gestire le cliniche delle comunità. Per questo motivo, l’università li deve formare all’attività lavorativa. Da lì gli studenti escono pronti per il mondo del lavoro, e questo si percepisce molto nel modo in cui sono organizzati i corsi teorici e poi le pratiche.

Durante il mio tirocinio ho imparato moltissimo, sia dal punto di vista pratico, sia dal punto di vista teorico, perché ogni giorno ci si riunisce con i professori o i clinici per parlare dei casi visti durante la giornata, e questi sono degli importanti momenti di confronto con i professori, che sono sempre disponibili a fare degli approfondimenti o chiarimenti.

 

Anno di corso più adatto per questo scambio:

V anno. Io consiglierei di svolgere le pratiche cliniche, per cui un minimo di competenze teoriche sono necessarie.

 

Altri commenti:

 

PRO

La ricchezza culturale, ambientale e faunistica. Aldilà dell’esperienza universitaria, il Sudafrica offre dei paesaggi e delle esperienze uniche, è un paese ricchissimo in termini di biodiversità e di ambienti, e se se ne ha la possibilità consiglio assolutamente di viaggiare.

 

CONTRO

Il Sudafrica è tanto bello quanto può risultare pericoloso. Bisogna esserne consapevoli e prestare attenzione quando si viaggia. Avere sempre degli accorgimenti e preferibilmente viaggiare in compagnia di persone locali o con persone che hanno esperienza.

Mi ha colpito molto come da luoghi lussureggianti si possa passare a zone degradate, fino alle township. Le discrepanze si percepiscono fin da subito, anche nello stesso campus, anche se lì si impegnano per creare un clima di unità.
Nel piccolo dell’ospedale veterinario, anche gli stessi proprietari di animali possono essere diversissimi, da chi farebbe di tutto per il proprio pet e ne ha la possibilità, a chi non ha i soldi per le vaccinazioni. Da chi vuole salvare l’insalvabile, a chi incendia i cani.

Per questo motivo, consiglio, a chi volesse andare a Pretoria, di non andare con la presunzione di chi si sente superiore e vuole giudicare, ma piuttosto con l’atteggiamento di chi ha tutto da imparare.

 

VOTO

10/10