Roberto Pazzi, laureatosi in estetica a Bologna - relatore L. Anceschi, con tesi su Saba - poeta, narratore e giornalista, già penna del Corriere della Sera poi di QN e de The New York Times, tradotto in ventisei lingue, ha alternato l’attività di docente nella scuola e nell’università, a Ferrara e a Urbino, a quella di conferenziere nei paesi del mondo in cui è diffusa la sua opera. A Ferrara, dove vive, ha aperto una scuola di scrittura creativa, “Itaca” .
La pluripremiata produzione – due volte Premio Selezione Campiello, due volte finalista Strega e Viareggio, super premi Grinzane Cavour e Flaiano e i premi Montale, Lerici-Pea, Scanno, Comisso, Castiglioncello, Catanzaro, Siderno, Procida Elsa Morante, Bergamo, Stresa, Rhegium Julii, Basilicata, Maria Cristina, Frascati, Hemingway, Penne, Zerilli Marimò … - comprende otto raccolte di versi : L’esperienza anteriore (1973), Versi occidentali (1976), Il re, le parole (1980), Calma di vento (1987), Il filo delle bugie (1994), La gravità dei corpi (1997), Talismani (2003) e Felicità di perdersi (2013).
Fra i ventuno romanzi – pubblicati da Marietti, Garzanti, Longanesi, Baldini e Castoldi, Frassinelli, Sperling, Corbo e oggi da Bompiani - ricordiamo Cercando l’Imperatore (1985), La principessa e il drago (1986), La malattia del tempo (1987), Vangelo di Giuda (1989), Le città del dottor Malaguti (1993), Incerti di viaggio (1996), La città volante (1999), Conclave (2001), L’erede (2002), Il signore degli occhi (2004), L’ombra del padre (2005), Le forbici di Solingen (2007), Mi spiacerà morire per non vederti più (2010), La trasparenza del buio (2014) e Verso Sant’Elena (Bompiani, 2019).
Il suo esordio in poesia è avvenuto con una silloge di versi pubblicata sulla rivista “Arte e Poesia” nel 1970, con una nota di Vittorio Sereni. La sua poesia compare sull’Almanacco dello Specchio (Mondadori, 1981) e in diverse riviste e antologie italiane e straniere. L’ultima pubblicazione in verso è Un giorno senza sera, edita da La Nave di Teseo, antologia di 53 anni di poesia con un saggio di Alberto Bertoni.
E’ ancora estate,
il miele della luce
distilla la vita tremante
all’orlo della felicità,
tentata di fermarsi così
finita e non finita
ma all’infinito amata.
Oh ripeterei tutto,
parola per parola,
carezza per carezza,
errore per errore,
mia tenerissima colpa
di chiederti sempre
e non attendere mai,
mio tormento di crederti
ogni volta senza imparare mai.
Che la tua maschera
non cada ancora
è la preghiera a Dio,
questa sera.
da “Felicità di perdersi”, Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
La morsa dell’inverno
stringe i corpi ad amarsi,
affatica i passi,
inganna gli anni vecchi,
in vista d’ uno nuovo
li convince a risposarsi.
Sognavo da ragazzo
le vie d’una città
dove sentire solo
gli orologi battere il tempo,
vere stanze d’ una casa.
Oggi è tutta mia
questa città del silenzio,
alta, sui banchi di neve alle finestre,
Ferrara è la mia camera da letto.
da “Felicità di perdersi”, Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Mi guardo allo specchio e cede
qualche crepa del congegno,
passo un panno sulla superficie
non se ne va via,
è davvero una vena del vetro
sorella delle crepe del pavimento
nel salotto, di tanti piccoli terremoti
mai percepiti
che hanno assestato la città
fondata sull’acqua.
I campanili qui pendono tutti,
il Po ha lasciato un letto
sotterraneo
che non può sostenerli
e li invidia.
Opera vana e coraggiosa
alzarsi in questa città.
da “Felicità di perdersi”, Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Non so mai come ti chiami,
hai un nome diverso
ogni volta mi confondi
e mi fai credere d’essere
una nuova presenza,
un’altra cautela con cui
ti nascondi per salvare i miei sensi
lenti a riconoscerti
rapidi ad amarti.
Subito mi dico
che è per sempre per sempre,
poi mi gioco l’eternità
di quei pochi minuti dei miei sensi
e capisco che sei ancora tu
ed io sono di nuovo io.
Una di queste notti
mi ucciderà non capire
subito chi sei,
la mia lentezza s’aggrava
è senza speranza.
da “Felicità di perdersi” , Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Nel giardino d’inverno,
gli dèi si coprono di paglia
per non crepare dal gelo.
Ma ai tepori della primavera
esporranno
le preservate nudità,
simuleranno
un altro giro intero
intorno al sole.
Si preserva così ogni forma,
qui dove anche gli dèi
aspettano da sempre.
Si sbriciola appena l’indice
della mano di Pomona
tesa da quattro secoli
a mostrare l’ uscita segreta
dal giardino.
Le divinità sanno
che nessuno crede
alle loro intenzioni di evasione
- a parte me, che le spio,
sera e mattina,
che non le perdo mai di vista,
che ho tanta fede nelle statue
e prego e scommetto
sulla loro fuga,
e già sento l’orma dei passi,
l’eco delle grida atterrite
che le richiameranno invano.
da “Felicità di perdersi” , Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Oggi che sei in America,
m’ aprirò una sigaretta
e ad occhi chiusi la fiuterò
per gustare il tuo odore
come il fumo dei grandi da bambino.
Ogni giorno che passa
ti consacra alle mie cure di amante,
questo modo indefinito del verbo
che non ha persona,
e tutte le consumerà,
fiamma che brucia lenta
e non fa male.
Passione è appassire,
non reggono gli uomini i sogni
alle prime luci dell’alba,
quando la carne è sazia
e l’anima pronta a involarsene,
già la farfalla che girava
intorno alla lampada,
stecchita a terra,
e la notte impaurita
corsa a nascondersi fra le tue braccia,
mentre da me è giorno adulto.
Non farle male,
è la sua prima volta.
da “Felicità di perdersi” , Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Ci separano tre o quattro catene di montagne,
diversi mari, due oceani.
Com’è che la mia mente si accomoda
così bene nella tua distanza ?
Mi abituo a possedere la tua ombra
sulla carta geografica,
dove lascia tracce dei messaggi,
di parole rubate ai fusi orari,
nelle telefonate che m’inducono
ad alzare la voce come i vecchi
quando telefonano lontano,
come se potessi avvicinare le sponde
dei continenti, colmare le distanze
delle sommate differenze di ore
col buio e lo splendore che s’inseguono,
la notte e il giorno dentro la conchiglia
dell’orologio come il murmure
che ascoltavo da bambino,
la ciprea incollata all’orecchio.
Starai camminando sull’Oceano
chiacchierando in inglese con Patrick,
l’universo cede la carne
agli indizi, alle sinopie, ai nomi,
ritorna al progetto della mente di Dio:
stava ancora immaginandolo
e c’era già tutto,
come nei miei sospetti.
Cosa vedi ora ?
Forse palazzi, spiagge, palme,
coste, maree oceaniche,
automobili colorate, scritte luminose,
gente che corre in tuta …
e la lista continua delle forme
che non vedrò mai
ma che tu sei,
per la mia gioia di amarle di fede pura,
con la mia scommessa di giocatore
che conta solo sulla sua fortuna,
per indovinare la combinazione segreta,
la formula della vita eterna delle cose.
da “Felicità di perdersi” , Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Inverno, vieni in fretta,
liberami dall’estate
che infinitamente muore
ma s’illude di riprendersi
ad ogni mezzogiorno,
vieni, gelo dell’inverno,
e vinci la lunga attesa
della tua sferza,
giustizia questo lungo errare
dell’estate nell’autunno,
fa fuoco finalmente, fulmina
della tua verità
la menzogna in quest’indugio
non so se di malati che cercano il sole
a pupille spente,
o di eroi che ad occhi ben chiusi
fondono nei lampi di memoria
il fuoco dell’amore.
da “Felicità di perdersi” , Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Sempre mi tremano le mani
curando la barba allo specchio.
Non solo per la magia di guardarmi
capovolto e spingere le lunghe forbici
a medicare il cedimento all’informe
oltre i luoghi impossibili del vero.
Trasalirò perché la guancia a destra
la vedrò con barba curata a sinistra.
Allo specchio non serve memoria,
di una faccia invisibile si cura.
Il viso, se fu amato almeno una volta,
l’ha imparato, non lo rivelerà,
lo specchio in ogni luogo della terra
porta male romperlo.
Guai rompere la trama dei ritratti!
La fedeltà prepara i pennelli
ai colori dell’ultimo,
dolce vendetta delle specchiere
- avran mutato sesso intanto quegli specchi
per meglio amare il volto amato -
da “Felicità di perdersi”, Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea
Il treno delle quindici e cinquantasei
partirà in ritardo, di venti minuti,
qualcuno stasera in una stazione
sotto i colli Euganei,
bestemmierà l’attesa,
qualcun altro invece, grazie al ritardo,
da una stazione prima del Po,
riuscirà a prenderlo, quel treno,
e salirà trafelato e contento.
Per molti amati prima dei trent’anni
sono già defunto,
non li rivedrò mai più.
Per molti che mi vedranno fragile
vecchio non sono ancora nato,
devo ancora spuntare all’orizzonte.
Per altri, e sono i più,
non c’è nessuna linea,
nessuno orario da consultare.
Quel non essere per loro
è già tutta la mia eternità.
da “Felicità di perdersi”, Barbera editore, 2013 premio Lerici-Pea