Luca Nicoletti

Luca Nicoletti è nato nel 1961, ha studiato architettura presso l'Università di Firenze, vive e lavora a Riccione. Nel 2006 ha pubblicato L'essenza del mosaico, la prima raccolta di poesie, con prefazione di Gualtiero De Santi (ed. Pazzini, Villa Verucchio). Nel 2010 la plaquette "Rosa - Sarò", in edizione fuori commercio, in ricordo della madre (ed. Raffaelli, Rimini). E' del 2015 la seconda raccolta di poesie, Comprensione del crepuscolo, con prefazione di Alberto Bertoni (ed. Passigli, Firenze).
La condivisione di quel "sentimento del luogo" che ha ispirato la poetica per immagini della madre Rosita, fotografa, è all’origine di alcuni eventi dedicati all'incontro di foto e poesia. In particolare alcune mostre, e le letture teatrali: La Divina Valle, tratta dal poemetto eponimo; Il paese poetico, dedicato alla poesia e ai luoghi di Giovanni Pascoli. Suoi testi di poesia sono nell'antologia Dentro il mutamento (ed. Fermenti, 2011), con note di Maria Lenti.


L. N. è ideatore e curatore di rassegne dedicate alla poesia, tra queste: Sull'orlo dell'estate, Un poeta un libro (entrambe nella città di Riccione) e San Giovanni in Marignano Città della Poesia; note critiche introduttive di Roberto Galaverni, Elisabetta Pigliapoco e Alberto Fraccacreta.
Con "Il dono del paesaggio" è stato relatore in un ciclo di incontri del convegno "Passaggio nel paesaggio", promosso dal comune di San Severo in collaborazione con l'Ordine degli Architetti PPC della provincia di Foggia, nell'ambito della sperimentazione dello scenario strategico del PPTR della regione Puglia.
Approfondimenti critici, oltre agli autori delle curatele sopracitati:
- Anna Buoninsegni ("Poesia", ed. Crocetti, giugno 2016);
- Pierangela Rossi ("Avvenire", 9 giugno 2015);
- Stefano Lecchini ("La gazzetta di Parma", 22 maggio 2015);
- Loretto Rafanelli ("Liberal", 13 novembre 2010   ; "Succede oggi", agosto 2015; "Il punto poetico", Algra ed., 2017); 
- Gualtiero De Santi, ("Contemporart", n. 50, marzo 2007);
- Maria Lenti ("Fermenti", anno XXXVII n. 232 - n. 1, 2008);
- Mirco Ballabene ("Contemporart", n. 51, giugno 2007).

Restane fuori


Restane fuori. Resta fuori
da questa rissa di ricordi
non prendere le parti
di un mancato sussulto o
di un eccesso del cuore
senza nemmeno sapere
se quegli anni sono morti
e se chi parla lo fa per indurti
in un banale errore.
La memoria, si sa, nasconde
ciò che vuole. E quando arriva
o è un lampo o si traveste,
non porta sempre il sole.

(inedito)

Non è rimasto più niente


Non è rimasto più niente,
i fogli quasi tutti spariti, spostati
in un altro cassetto. Nulla sembra
più davvero importante, le stesse persone
sono meno convinte del ruolo assegnato.
Vale la pena aspettare, ma non è chiaro cosa;
ognuno ripete specchio delle mie brame
e cerca un messaggio o un'immagine
per essere più insoddisfatto.
Ma forse è solo l'estate
che stenta, che non riesce a partire.
Freddo e nuvole nere si disputano
l'anima e i suoi desideri … -                                          
… Non sarà solo questo, una questione di sole.
"Tornerà il caldo", tornerà solo una parte.
 
(inedito)

Tra un mese spariranno

 

Tra un mese spariranno tutti
i pensieri e le persone
passate sul palco di questa lunga estate,
rifiorita nei germogli imprevisti e tardivi,
l'estate trovata nei refoli
nel vento caldo degli anni giovani,
che quasi si nasconde adesso

ancora un mese e spariranno
lasciando la scena ai fantasmi
delle notti e dei giorni, dei giorni
che pure non finivano mai.
Spariranno, nei mesi dell'inverno
e io con loro.

(inedito)

Poesia scritta al parco della Resistenza


E ora più in là i rami si interrompono.
È bastato girare di poco lo sguardo
per accedere al cielo in tutto
il suo grande vuoto celeste,
a metà colmato da una nuvola sfrangiata.
Si interrompono le trame, non c'è nessun destino.
Sulle punte più in basso le gemme rosate
celebrano questo giorno
di canto perfetto, di assoluta primavera.
Si nasce ora, non accadrà ancora 
durante il resto dell'anno.

(inedito)

Noi tre

 

Gli anni fiorentini, vicini e irraggiungibili
oltre le mura invalicabili del giardino, oltre
i pini sul pendio. La pioggia leggera,
meditante, che non irrita nessuno

e noi tre
in questo ritorno.

A Boboli ci siamo seduti
riparati da due ombrelli
e abbiamo sentito il tempo rallentare,
una mamma correva con il bambino in braccio
hanno messo un riparo sopra il passeggino
noi abbiamo trovato riparo
dagli anni che scorrevano in fretta.

Poi, cercando tra le vie del labirinto
un ultimo confine
siamo arrivati alla stanza immateriale,
dove le pareti si ritraggono
fino alla consistenza di esili
rami fioriti,

luce e spazio disposti dal Buontalenti
attorno al punto più recondito dell'anima

la piccola scultura, la fragile dea
che ci incanta, e con le ombre
si ritrae.
 
(inedito)

Primavera antica

 

San Clemente prelude
ad un passaggio alato: nessuno crede
alle poche case di Agello
ma la via per San Savino emerge
dal profondo, scrive sul declivio
altre parole, risolve il nome, e l'assonanza
nella metrica dei campi.
Qui, prima della curva e sotto
il limite dell'attenzione
un sentiero scortato dai cipressi
sale verso un sogno, verso ciò
che un sogno appare, più che un cimitero:
una loggia, tre archi che s'inclinano
come sospesi nell'atto di staccarsi
dal reale, dai muri bianchi

il piccolo pendio guarda l'Appennino, oltre le colline
vedi nascere le nuvole, ascolti i tuoni scuotere le cime.
Ma non ora, ora la pioggia calma, e amica
accolta da nugoli di petali gialli
e dagli occhi del giorno, rinati nell'erba:
una primavera antica
che non dubita del più piccolo sentiero,
del suo respiro umano; dai primi germogli
ai fiori candidi delle robinie – i grappoli odorosi
in cui maggio si frantuma – la valle
pensa sempre al mare, la bocca azzurra
e muta, la grande mano che contiene il canto,
che si volge verso l'alto, in un'invocazione
(tra il mondo vivo e un'espressione –
da questo sguardo, fino alla memoria).

 

(da Comprensione del crepuscolo - ed. Passigli, 2015)

Aeree foglie verditenere

 

Aeree foglie verditenere
appena nate sulle trame dei rami,
nell'aria leggera
il brillio di luce e di vita

                                        nitida primavera
dell'aria dopo un giorno di pioggia
la colza deìfera
fosforea nei raggi rubati
si accende sulle oscurità del verde

mi dici: le nuvole… come fanno importanti
i piccoli borghi sulle colline –
le passioni del cielo
e in terra ogni fiore
nell'evidenza che tutto partecipa

                               in ogni singolo canto
la propensione del mondo
i germogli dischiusi
il filo d'erba e le nostre parole
negli occhi la bellezza di sempre
la meraviglia
nella valle divina.


 
(da Comprensione del crepuscolo - ed. Passigli, 2015)

Comprensione del crepuscolo

 

Il sole oltre
la spezzata degli alberghi,
l’occhio del giorno dall’indifferente
all’estremo cielo

segreta congiunzione del crepuscolo
noi nell’assenza
o in una comprensione,
lo sguardo pienamente il limite

quell’ora come un’esistenza
trattiene l’oro che scolpiva i volti,
nelle forme della luce
diviene il nostro luogo
questa sera.

***

Sull’ultimo mare che arriva allo sguardo
un’aura estesa risale piano,
dal rosa
va verso il mattino

diventa fragile materia il mare
lucido ghiaccio artico
che si svela come un antico istinto –
dell’Adriatico
l’angoscia della luce
in sé raduna pagine lontane
tutto è all’incontro
                            nell’avverarsi…
nel silenzio
di un miracolo sereno.

***

Di tre gabbiani
i piccolissimi passi
misurano a scatti
la terra già vista dal cielo

i luccichii degli specchi
sono lontani, coperti
– i pochi presenti
non potranno più dimenticare.


 
(da Comprensione del crepuscolo - ed. Passigli, 2015)

Il tuo mondo toccato

 

Il tuo mondo toccato
per ogni istante caduto
 
i rami fermi nel bianco
un canto immenso
emerso da un sogno di neve,
le colline tornate a un racconto
anteriore ai colori

la terra nel divino candore
trova un cielo in silenzio
parole mai nate di un perpetuo domani
solo così sopravvive

immutabile, ma non trova memoria
una sapienza nasconde il dolore,
nell’assenza di sole la vita
muore e ritorna

pochi giorni d’inverno
la valle e un nome: Rosita.
 

dintorni di San Clemente, Valle del Conca
dicembre 2009

La divina valle

 

4.
ramificano i pensieri filiformi
fino ai grumi dell'aria mutati in colori
- per pochi giorni, poi il vento e le foglie
perderanno l'infanzia dei piccoli fiori

luminescenze rosa e bianche
accese sul velo di questa pioggia mistero,
primavera ingrigita di sonno -
perchè disturbarla? assorta nel mondo
e custode delle parole, se sogna
rimane divina, porta il ritorno
 
10.
il percorso continua a ritroso, porta
ad uscire da questa specie di gioco:
esperire soltanto quel poco
del nulla più grande - la caverna e
il suo fuoco -

sulla bocca del mondo ad aspettare
una parola su cui salire,
l'ultima sillaba azzurra portata dall'onda
per saltare come pesci di Glauco
per tornare, nuovamente,
mare.


dal poemetto in 10 movimenti "La divina valle"
da L'essenza del mosaico - ed. Pazzini, 2006