Zingonia Zingone

Zingonia Zingone (1971). Poeta, scrittrice e traduttrice italiana; scrive in spagnolo. Cresciuta tra Italia e Costa Rica, è laureata in Economia. Ha pubblicato quattro raccolte poetiche, due delle quali sono state successivamente tradotte e pubblicate in Italia. L’equilibrista dell’oblio (Raffaelli Editore, 2011) è stata tradotta in inglese (Poetrywala, 2011), in kannada(Aharnishi Prakashana, 2012) e in marathi (Poetrywala, 2014). Il suo ultimo libro Los naufragios del desierto (Vaso Roto Ediciones, 2013) si compone di tre racconti scritti in versi. Le sue poesie sono state incluse in numerose riviste letterarie e sono tradotte in svariate lingue. Curatrice e traduttrice dall’inglese della raccolta di poesie Alarma de Virus (Ediciones Espiral, 2012), del poeta marathi Hemant Divate, della raccolta La cruz es un camino (edizioni della Meridiana, 2013) dell’italiano Daniele Mencarelli, e Utopia del solitario (Rayuela Edizioni, 2014) del costaricense Osvaldo Sauma. Curatrice di Non scordarti di amare del poeta turco Ataol Behramoglu (Raffaelli editore (2014). Dal 2014 cura la rubrica “Il grido de il sussurro” di poesia internazionale sulla rivista digitale MINERVA. È membro del comitato organizzatore del festival internazionale di poesia “Kritya (India).

Il contrappeso


La ballerina di Degas
colloca sulla punta
della scarpina destra
tutta la sua esistenza.


All’apice dell’equilibrio
di vanitosi volteggi
e flash,
dal silenzio irrompe un volto
che la riporta all’infanzia.


Perde il contrappeso del buio
e precipita
e si rompe.


La ballerina di Degas
ebbe una volta un padre.


(da L’Equilibrista dell’oblio)

Coltivazione ascetica


Sarà la mancanza di musica
in salotto
o il vino
che ho smesso di bere


sarà mio figlio
a casa della nonna
o il cane lontano
in campagna


ciò che stasera
apre un solco
soffocante
nel mio petto.


Spengo il telefono
per non ostacolare
il lavoro del destino


per non confondere
gli adulatori
con la fortuna.


Dalla strada sale
il vocio dei turisti
si arrampica alla finestra 
sulle ragnatele
del mio soliloquio.


In un testo sacro leggo
che un angelo
custodisce questo torpore
rivestito d’insonnia


metto da parte la tristezza
che Sisifo mi ha insegnato
essere eterna
metto da parte i sogni
che la Vita mi ha insegnato
essere bombe
che scoppiano al loro apice


non mi resta che
toccare ciò che è certo
il divano tre cuscini
mentre l’anima
come il fumo di un sigaro
sale lentamente.


(da L’Equilibrista dell’oblio)

A rotta dell'inganno


E’ scomodo 
guardarsi allo specchio 


ci sono stagioni  
in cui il volto 
migra dal suo volto


e scrutarsi è 
                  scavare la tomba 
del vecchio volto.


Non è per vanità 
che si scaglia la pietra 
e cade il vetro e diventa pozza  


di visioni infrante 
occhi calati nelle voragini
della coscienza  
                        strabici
per lo sterile affanno
che separa il volto dalla sua origine.


Il vapore del fiato non salva
si fa goccia 
cade e corrode 
apre crepe tra lo zigomo
e la dolcezza dei lineamenti 
già mutati, e cola 
e scende 
             schiaccia 
la speranza di tornare. 


E’ pericoloso 
guardarsi allo specchio 


e permettere a quel volto
di prendersi il tuo volto


a quelle labbra 
di sorridere 
un riso che non hai


e gli occhi  finestra
s’un altro territorio. 


Come smascherare il gemello fastidioso
far sparire la sua rotta 
dall’Atlante della tua fisionomia? 


Rifuggire lo specchio 
chiudere il volto tra le mani 
e cercare lì 
                 il riflesso 
di un’umiltà ingannata.


(da L’Equilibrista dell’oblio)

Radici


Non ho mai sentito l’esigenza 
di scavare le mie radici 
                                    seme  
nella terra/mondo 
che originò il mio sangue.


Cosa importa se non è stato Adamo 
se sono solo
una cellula di una cellula del mare?


Cosa importa se in un’altra vita 
siamo stati fratelli o amanti 
sconosciuti 
gente nata 
dallo stesso battito del tempo?


La terra umida 
è segnale di appartenenza
l’aria 
       il silenzio 
lampeggiante   inesauribile 
che si rinnova ed è respiro 
dell’anima.


Mi domandano chi sono.
Alzo le spalle.


La tradizione 
è una cornice sul comodino
gabbia che rinchiude
il futuro
nome che definisce
il limite


si esaurisce
come una foglia secca
o segue il suo corso
dal letto del fiume.


Cos’e che l’uomo vuole afferrare
così tanto? Il granello di sabbia
riceve indifeso
l’ira del mare
la sua carezza
il suo lunatico andare e venire
senza frontiere.


(da L’Equilibrista dell’oblio)

Una domenica ancora


Acchiappare il verso che dica
Ti cerco amore
non sei qui neanche oggi


ma fugge
nella fuga del giorno
verso il vino
il pesce al forno
verso l’oblio.


Sono stanca d’inseguire
la rondine del tempo
il frullo ripetuto
un sigaro che si fa
cenere
per non nascere più.


Anche oggi ho cercato
l’Eucaristia
per acchiappare il Verbo
che illumina questa solitudine.


Non credo
che nel giardino del vicino
i fiori emanino
un profumo più intenso
che le rondini smettano di migrare.


Il posacenere e il suo vetro
hanno la stessa forma
alla luce del Verbo
e al buio
di un altro forno
di un altro bicchiere orfano.


A casa è tutto in ordine.


Nel vassoio
c’è la frutta di sempre
le banane sorridono
sotto i ricci dell’uva bionda
le pere le mele
qualcuna con il suo abitante.


Il verme sceglie
dove vivere dove
nascondere le sue pene.
È per necessità
o esiste veramente
una polpa incomparabile?


Acchiappare il verso affinché dica
la Verità.


(da L’Equilibrista dell’oblio)

Attesa prolungata


Forse non arriverai mai 
forse l’amore
è proprio questo: 
orizzonte luminoso 
distante e irraggiungibile.


(da L’Equilibrista dell’oblio)

Non m'importa cosa dicano


Amami, ti dico amami
nel notturno abbraccio del silenzio,


amami
e taci come fa l’amore,


tu che sei quello,
anche quando taci.


Sfiorami, ti dico sfiorami


che dolce brusio sèi
nell’aprir di petali e non


sfiorami di ali,
di miele sfiorami;


il palmo sfiorami,


nascere come il seme
che sfiorando posi.


Guardami, ti dico, guardami
spaurito guardami


che piano,
nuda
schiudo
anche l’anima.


Coprimi, ti dico coprimi
lentamente coprimi


e sudami,
di sale e ventre sudami
di smania e pace sudami
di torso, bronzo, penombra
sudami


coprimi, teso
coprimi.


Pensami, ti dico pensami
nel chiarore pensami


linea che sfugge e non,
che ieri ancora,


pensami, domani pensami.


(da L’Equilibrista dell’oblio)

(la mia leggerezza sta)


1.

La mia leggerezza sta 
nel sorriso di una giovane che canta


canta e beve vino
nella colombaia di una piccola imbarcazione
che galleggia attaccata alla Barca dei fiori


di tutti i fiori
è il più profumato


sfioro la seta adolescente
avvolgo il canto del suo godimento
con le mie labbra ubriache di luna


Assomiglia alla mia amata Yun
-il suo profilo illuminato
dal lento morire della candela          
lontano da Guangdong
dal corso ispido di questo fiume


la chiamano Diletta
la sua padrona  adorna 
i suoi neri e lisci capelli
con forcine d’oro
lucciole che illuminano
gli angoli del piacere


la ragazza gioca lo stesso gioco oscuro    
ogni notte mi soddisfa


sorridente e dolce bagna
la mia passione
con l’impercettibile sale del pianto


afferro il suo volto
nel palmo della mano
fior di loto e spavento
nel fremito delle mie dita


nei suoi occhi arrendevoli
scopro la bellezza
            leggerezza che muore
nel canto dell’amore


(da Parla Shen Fu)

Shen Fu (1763-1810) fu uno scrittore vissuto durante l’epoca della dinastia Qing. Sposato con Yun, indimenticabile compagna di vita e di opere la donna che per amore e per timore di perderlo, cercò per lui una concubina della quale lei stessa si innamorò. Visse nella povertà, peregrinando per guadagnarsi la vita come segretario e mercante d’arte. Lasciò un’autobiografia Sei stampe di una vita alla deriva: nella quale narra in modo aperto della sua vita intima e familiare, dei suoi viaggi, importante testimone della Cina del suo tempo.

(amo il verso i fiori e il vino)


2.

amo il verso i fiori e il vino
autunno di crisantemi pazzi
lenti giorni di piccole pietre bianche
collocate
nel ridotto spazio dove dimora il bonsái


scrivo con il rigore del pennello
lirica che macchia e non dà
che due tazze di riso bollito
e quattro wantan


Yun cuce sandali
impegna le sue forcelle d’oro
per celebrare la serata
luna crescente
sul rifugio del nostro amore 


gli amici la collina la brezza
il gioco dei versi collegati
amo  Yun
la simmetria delle sue parole
il suo giubilo per la pioggia
di una notte primaverile
il suo bere mascolino  delicata rapsodia


la povertà lacera le mie mani
prendo lavoro   
mi allontano
del viaggio si nutre l’anima


nella Montagna  Pietra di Specchio
si riflette la vita anteriore
qualcuno si vide con le sembianze di scimmia
bruciò la pietra


per me solo restano ceneri
indurite.


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In corsivo: Du Fu (712-770)


(da Parla Shen Fu)

Shen Fu (1763-1810) fu uno scrittore vissuto durante l’epoca della dinastia Qing. Sposato con Yun, indimenticabile compagna di vita e di opere la donna che per amore e per timore di perderlo, cercò per lui una concubina della quale lei stessa si innamorò. Visse nella povertà, peregrinando per guadagnarsi la vita come segretario e mercante d’arte. Lasciò un’autobiografia Sei stampe di una vita alla deriva: nella quale narra in modo aperto della sua vita intima e familiare, dei suoi viaggi, importante testimone della Cina del suo tempo.

(padre)


3.

padre
visitando i Giardini
delle Acque Imperturbabili
del clan dei Chen
ho mangiato nell’androne dei fiori di osmanto
tutti i sapori parevano intorpiditi
solo lo zenzero
             invecchiando
diviene più forte


non hai saputo padre
capire il mio amore per Yun
il tuo ripudio rivelò la distanza
tra le nostre vite e la tua morte
la radice del loto autunnale
una volta rotta
non si unisce più
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In corsivo: Zhou Bangyan (1056-1121)


(da Parla Shen Fu)

Shen Fu (1763-1810) fu uno scrittore vissuto durante l’epoca della dinastia Qing. Sposato con Yun, indimenticabile compagna di vita e di opere la donna che per amore e per timore di perderlo, cercò per lui una concubina della quale lei stessa si innamorò. Visse nella povertà, peregrinando per guadagnarsi la vita come segretario e mercante d’arte. Lasciò un’autobiografia Sei stampe di una vita alla deriva: nella quale narra in modo aperto della sua vita intima e familiare, dei suoi viaggi, importante testimone della Cina del suo tempo.