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L’Ateneo si è avvalso dell’entusiasmo di bambini, mamme e agricoltori per implementare sistemi di raccolta dei rifiuti e di compostaggio ad Al Jalameh, nel Governatorato di Jenin
L'Università di Bologna, da sempre attenta alle questioni ambientali anche in campo internazionale, ha sviluppato una collaborazione con l’Università di Jenin e la ONG Nexus Emilia-Romagna. Il progetto ha portato alla creazione di un complesso di preselezione per la raccolta differenziata e un impianto di compostaggio dei rifiuti organici nel villaggio di Al Jalameh.
A Jenin si era già mostrata una certa sensibilità verso il tema dello smaltimento dei rifiuti: la municipalità aveva realizzato una discarica controllata, gestita dalle autorità locali. L’abbandono di rifiuti in Palestina comporta gravi pericoli per la salute umana e ambientale, aumentando il rischio di diffusione di malattie e di incendi spontanei.
Il progetto è riuscito a coinvolgere direttamente i contadini locali nei processi di compostaggio, mostrando loro come ottenere il compost dai rifiuti organici, che è un fertilizzante naturale estremamente utile per l’agricoltura. “Una volta generata la fiducia, siamo riusciti a lavorare con facilità e con tanta soddisfazione.” Afferma la prof.ssa Alessandra Bonoli, docente in Ingegneria delle Materie Prime e in Resources and Recycling, coordinatrice del progetto.
Nel corso della fase pilota, si è unito inaspettatamente un gruppo di mamme della scuola elementare, organizzando incontri di sensibilizzazione tra università e bambini, per parlare di raccolta differenziata e riciclo.
Durante lo svolgimento del progetto, l’Università di Bologna ha operato in un’ottica di collaborazione e di mutuo rispetto, formando gli interlocutori coinvolti in modo che potessero continuare a lavorare in autonomia, anche dopo la fine del progetto.
Ad oggi, la gestione dei rifiuti prosegue e gli agricoltori continuano a creare il proprio fertilizzante, dimostrando come l’impegno di enti e popolazione locale porti ad una collaborazione fruttuosa.
Articolo di Silvia Lesi
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