Che cos'è la critica?

di Michel Foucault, un'introduzione di Daniele Lorenzini e Arnold I. Davidson, a cura di Andrea Di Gesu e Matteo Polleri: DeriveApprodi, 2024

Edito per DeriveApprodi, “Che cos'è la critica?” caratterizza la produzione dell'ultimo Foucault. Il libro contiene conferenze e dibattiti tenuti nel 1978 alla Sorbona di Parigi e nel 1983 a Berkeley, California (finora inedito), arricchiti da una nuova ricostruzione critica italiana. Al centro del testo si trova la concezione del potere, in termini di governo degli altri e di se stessi, la verità e la soggettivazione. Il ruolo del soggetto progressivamente assume un posto sempre più centrale: non un soggetto libero dai dispositivi di controllo e disciplinamento, ma inestricabilmente implicato in essi. Al centro delle dinamiche sociali è sempre la relazione, a volte dialettica, altre volte antagonistica, tra potere e libertà. Questa dunque la questione che Foucault riconduce, attraverso un confronto con il celebre articolo “Was ist Aufklärung?”, alla domanda posta da Kant due secoli prima sul significato dell'illuminismo e la questione della critica come specifica attitudine etico-politica: l’arte di non essere governati. Essa è il tentativo coraggioso di uscire dallo stato di minorità in cui erano tenuti nei confronti di autorità ed eventi esterni. Un'interrogazione, da parte di uomini finalmente autonomi, sul modo di vivere il proprio presente. In ciò risiede l’attitudine critica che porta Foucault al tema della cura di sé. Per evitare di essere governati in maniera non conforme alla propria volontà, i soggetti, non più sudditi, devono prima imparare a governare se stessi, acquisendo un coraggio della verità. Suo obiettivo è un rapporto più maturo del soggetto con le istituzioni, capace di riempire di nuovo ethos gli spazi non più occupati dalla religione e dalla legge, magari aprendo un conflitto istituzionale per il rinnovamento della politica