Recensione di Cristian Dadiè
A due anni dall’imminente morte, Sossio Giametta pensa e rischiara alcune questioni fondamentali, elaborandole in un proficuo ed emendante processo di analisi.
Questo investigare muove dalle orme di Spinoza e dalle maggiori comprensioni del filosofo, le quali giungono dal cuore dell’Ethica a Schopenhauer e Nietzsche, i quali, seppur tanto vicini al filosofo del “libro di Dio”, erano tanto lontani. Distanti non solo nelle loro dissertazioni personali sulla vita del filosofo, bensì anche nel cogliere ciò che poteva afferrare Spinoza. Persino due grandi filosofi come Nietzsche e Schopenhauer non intesero chiaramente l’Ethica.
Giametta ben colse la filosofia di questi tre giganti maestri del pensiero, tradusse Schopenhauer e le opere di Nietzsche assieme a Colli e Mazzino Montinari e collaborò presso l’editore Bollati Boringhieri alla traduzione dell’Ethica. Al fine di comprendere le differenze e le somiglianze, gli scontri e i forti legami tra i due filosofi ottocenteschi e il filosofo dell’amor Dei intellectualis, è fondamentale non dimenticare nessun enunciato dell’opera maggiore di Spinoza, l’Ethica, e constatare quali percorsi portarono ad apprezzare o a leggere criticamente il pensiero del filosofo ebreo. Sentiero questo che, come in Nietzsche e in Schopenhauer, è laico, ovvero svincolato da ogni dogmatismo.
Radicali e decisivi nella scelta di far filosofia e di guardare alla natura e alla condizione umana con i propri occhi, i filosofi della natura non attesero dall’“alto della speranza” una luce che potesse rischiarare la condizione umana, bensì trovarono in sé stessi e nel loro cammino di vita e di pensiero la chiave per fuoriuscire dalla condizione oscura delle tenebre e del pregiudizio.
Certo, talvolta, come ci fa ben notare Giametta, molti filosofi dell’età moderna caddero vittime del contrasto tra Chiesa e laicità, tra ordine teocratico e ordine laico-razionale. Di questo ci parla lo studioso, muovendosi dal rapporto burrascoso che Nietzsche ebbe con Spinoza, dell’eredità teorica e alla profonda rilettura critica che legò Spinoza a Descartes, recuperato anche da Schopenhauer, teorico della volontà come rappresentazione al modo dell’ego sum, ego esisto. Schopenhauer, inizialmente lontano da Spinoza, si ritrovò a fianco del filosofo – “per me, come per Spinoza, il mondo esiste per sua forza interna e a opera di se stesso” – fino a dichiarare che “il deus spinoziano è Geova, “il Dio-creatore, che applaude alla sua creazione e trova che tutto è riuscito magnificamente”. La sostanza spinoziana tuttavia non è un Dio-soggetto, bensì, un puro-Dio, libero anche dalla condizione di soddisfazione/insoddisfazione, bisogno e necessità, in poche parole: Dio è Libertà.
Le tensioni tra Schopenhauer e Nietzsche rispetto alla filosofia spinoziana, accuratamente ricostruite da Giametta, erano del resto già in nuce nei presupposti fondamentali della loro ricerca. Nei due filosofi ottocenteschi, ci dice Giametta, il mondo è qualcosa rispetto al quale siamo in conflitto, di fronte al quale la sofferenza e il dolore dell’uomo conducono a una peculiare volontà di superamento. In Spinoza è invece centrale il cammino ordinato della mente, adeguato al Tutto e grazie al quale la mente, parte dell’intelletto divino, raggiunge la propria beatitudo.
L’adeguazione conoscitiva segna così la differenza spinoziana rispetto a Nietzsche e Schopenhauer. Secondo Spinoza, infatti, il pensiero è la realtà coincidendo con la perfezione come attributo infinito. Ciò che è infinito è perfetto, non trovando nulla al di fuori di sé. In Schopenhauer e in Nietzsche il pensiero non è, in ultimo, che rappresentazione. Nelle complesse e spesso conflittuali forme con cui l’essere finito tenta di dare ordine alla molteplicità dell’essere e al disordine delle passioni, è racchiusa, spinozianamente, la chiave del cammino di emendazione della condizione umana come metodo o via attraverso cui la mente si riconosce parte dell’intelletto infinito e comprensione totale delle cause. In Nietzsche è piuttosto la liberazione dalla morale, la trasvalutazione di tutti i valori e la volontà di potenza come vita a creare e fondare i valori radicati nella vita stessa e nel peso specifico delle forze.
Come un martellare sordo la pietra che è la condizione umana, nel cammino di vita è contenuta per Nietzsche la comprensione che un’esistenza, filosoficamente intesa, è anche e sempre una biografia filosofica. E se è vero, come sostiene Giametta, che l’Ethica è l’autobiografia traslata di Spinoza, è altrettanto possibile affermare che le diverse etiche dei filosofi, corrispondenti ad altrettante forme di vita, sono mosse da un unico Desiderio.
Bibliografia:
Sossio Giametta, La filosofia di Spinoza e il duello con Schopenhauer e Nietzsche, Bollati Boringhieri, Torino, 2022.
Cristian Dadiè si forma a Cortina d’Ampezzo nella musica, nella pittura e nella poesia. Studia, conclusi gli studi superiori, alla facoltà di Filosofia, per poi proseguire nella magistrale Unibo di Scienze Filosofiche. Laureatosi con la tesi su “Il Pensare e il Poetare nelle Conferenze di Brema e Friburgo e ne La poesia di Hölderlin di Heidegger” continua la ricerca nell’ontologia, sulla metafisica e attraverso l’esistenzialismo approfondendo: il processo sistematico di Spinoza, il linguaggio in Wittgenstein, il pensiero rammemorante in Heidegger, la liberazione dai valori e la genesi creativa in Nietzsche e la via Buddhista del vuoto - nella lettura di Nagarjuna e nei maggiori testi orientali, nella pratica della meditazione Zen e dello Yoga di Patañjali.