Ercoli, “Yesterday. Filosofia della nostalgia”

Recensione di Alessia Veca.

Yesterday. Filosofia della nostalgia è un brillante volume scritto da Lucrezia Ercoli, che indaga il ruolo della nostalgia all’interno della sensibilità umana, con particolare riferimento al mondo contemporaneo. La tesi del volume è che il sentimento trattato abbia, oggi più che mai, una posizione centrale, non solo nell’animo dei singoli, ma nel contesto collettivo. Il testo si divide in tre parti: nella prima, è introdotto il tema principale, che è anche ripercorso nelle sue manifestazioni più significative nel corso della storia, soprattutto recente. Nella seconda sezione l’attenzione si sposta su un aspetto particolare della nostalgia, cioè la sua pericolosità e il rischio che essa porta con sé, il rischio di bloccare il presente e intrappolarlo nel passato. Infine, la terza parte si occupa di ricercare una modalità di interazione con la nostalgia che possa evitare la sua ombrosità ed essere invece funzionale a uno slancio positivo verso il futuro. 

L’analisi dell’A., docente alla Accademia delle Belle Arti di Bologna, danza armonicamente tra differenti campi di studio, dalla psicologia al cinema, dalla filosofia della musica al marketing, dalla sociologia alla storia della medicina, traendo da ognuno di essi un contributo per l’avanzamento della ricerca. Nessuna fonte viene scartata o considerata “inferiore”, la riflessione si districa in un alternarsi continuo tra cultura “pop” e riferimenti classici, creando abbinamenti insoliti: Woody Allen cammina al fianco di Esiodo, la riflessione su Alessandro Magno anticipa quella svolta da Don Draper, personaggio principale della serie del 2015 Mad Man e, così, persino Ulisse viene descritto come sofferente delle medesime passioni che tormentano noi, a quasi tremila anni di distanza. Lo stesso titolo affianca una formula classica dei titoli più accademici, ovvero “filosofia di…”, a una citazione di matrice popolare: Yesterday è il titolo di una delle canzoni più famose dell’intera storia della musica pop, la canzone scritta da Paul McCartney, che ben dipinge il sentimento nostalgico.  

Il tema prescelto, afferma l’autrice nell’introduzione, è stato individuato perché percepito come centrale all’interno del panorama contemporaneo. La nostalgia dei “bei tempi” è, infatti, colta come onnipresente. Coinvolge la moda, il mondo delle auto, del cinema, della cucina, e molti altri ambiti della nostra vita quotidiana. Tuttavia, fin dal principio del volume, Ercoli sottolinea la preesistenza di questo sentimento ai giorni presenti: uno sguardo alla storia dell’Arte permette di notare la forza della nostalgia fin dal tempo dei Sumeri. La prima formulazione artistica del sentimento affrontato è la cosiddetta “età dell’oro”, presente nel mondo dell’arte da Esiodo a Orazio, dalle sitcom americane del novecento a Midnight in Paris di Woody Allen. Si evince così che la nostalgia non è un sentimento prodotto da noi o, in qualche modo, “aggiunto” all’essere umano in un secondo momento, ma è costitutivo di ognuno. Deriva, infatti, da quella ferita originaria che caratterizza ogni donna e uomo nel profondo, quell’incompletezza tipica di qualunque essere umano, intimamente legata con la mutevolezza e, perciò, con lo scorrere del tempo. La nostalgia deriva dalla nostra incapacità di accettare il cambiamento della realtà, dal nostro desiderio di stabilità. Come Jean Paul Sartre afferma ne L’essere e il nulla, non c’è nulla di stabile in noi, se non ciò che siamo stati e che, ovviamente, non fa più davvero parte di noi: con la nostalgia cerchiamo, dunque, di aggrapparci a ciò che conosciamo per certo, a ciò che ci offre sicurezza, a ciò che è immutabile, dunque al passato. 

 

La riflessione del volume ci porta così a considerare, al tempo stesso, l’aspetto oscuro della nostalgia, il rischio a lei inevitabilmente legato: la prospettiva di non andare avanti. La nostalgia può essere, infatti, così piacevole da allontanarci dal presente e dalla realtà e chiuderci in un mondo di finzione. Riguardo questo aspetto vengono proposti dall’autrice numerosi esempi: l’Ostalgia, rappresentata nel film Good Bye Lenin di Wolfgang Becker, la nostalgia che Kundera afferma di provare nei confronti del nazismo, l’esaltazione edulcorata degli anni cinquanta o degli anni ottanta. Queste ultime vengono delineate alla fine della prima sezione e chiamate, con una citazione di F. Jameson, “cinquantezza” e “ottantezza”. In particolare, questi due concetti vengono delineati attraverso riferimenti a produzioni cinematografiche, di cui le più rappresentative sono certamente Happy days e Stranger things. Al contempo, vengono presentate opere che, con una più acuta sensibilità, smascherano la nostalgia di un passato fittizio: citando The Truman Show, American Graffiti, o Amarcord, veniamo a contatto con un altro modo di vivere la nostalgia, più complesso e più sano. Il nuovo modo consiste nel percepire la sofferenza della perdita sprovvista dell’idealizzazione irreale che di solito avvolge la nostra rappresentazione dell’oggetto. Questa sensibilità rimpiange il passato, quella stabilità per sempre perduta, senza nasconderne però luci ed ombre, riconoscendone la complessità. 

 

La spiacevolezza del sentimento trattato viene ulteriormente approfondita grazie al sostegno della storia della medicina: Hofer, infatti, diagnosticò questa sensazione come vera e propria patologia, secondo lui curabile solamente con il ritorno in patria, che i greci chiamavano nostos, e Lucrezia Ercoli non può che soffermarsi sul modello per eccellenza di questo topos letterario, cioè l’Ulisse omerico. Tramite l’analisi del leggendario viaggiatore, il lettore viene guidato verso la scoperta della forza della nostalgia, a causa della quale Odisseo rifiuta persino l’immortalità. Questo stesso personaggio permette di svelare, tuttavia, che il nostos non è l’unica componente della nostalgia e, soprattutto, che non la esaurisce. Al nostos segue l’exodus, l’errare senza che la mèta sia definita e chiara. Si evince così che la nostalgia è desiderio non solo della casa, ma anche di un certo hic et nunc del passato: “La nostalgia si nutre del conflitto tra la possibilità di ripercorrere lo spazio e l’impossibilità di recuperare il tempo” (p. 71), afferma l’autrice: è possibile ritornare al luogo che aneliamo, ma non potremo mai ritornare al momento preciso che è l’oggetto della nostra mancanza.

 

È questa impossibilità della chiusura e della realizzazione della nostalgia che viene argutamente sfruttata nelle odierne strategie di marketing, nota Lucrezia Ercoli. In questo caso, l’esempio decisivo selezionato dall’A. è il discorso di Don Draper nella serie Mad Man, riportato in aforisma all’inizio del volume. Il discorso illumina lo stretto legame che le pubblicità tendenzialmente creano tra la merce e l’animo dei potenziali clienti, sfruttando appunto la nostalgia. Idealizzando il passato e abbinandolo a un singolo oggetto rappresentativo, secondo lo stesso meccanismo della “cinquantezza” e dell’“ottantezza”, la tensione che ogni individuo ha verso il passato si concretizza nel desiderio della merce. Per Ercoli, questo “stratagemma” rende la nostalgia molto più superficiale di quello che realmente essa è, quando vissuta con autenticità: il sentimento nostalgico evocato dal marketing, dalla moda vintage alle merendine con il sapore di una volta, dalle automobili alle polaroid, è un sentimento euforico che tralascia quella profondità e sofferenza che il vero sentimento nostalgico presenta. 

 

Il volume si chiude sulla constatazione della duplicità della nostalgia, che porta con sé bellezza e pericolosità: è un modo che abbiamo di relazionarci con il mondo e accettare il cambiamento continuo ed è un rischio che ci può distogliere e allontanare dal nostro futuro. Al fianco di questa osservazione, la proposta di Lucrezia Ercoli è quella di sviluppare lo “shining”, la “luccicanza”, quella abilità che ha Danny, personaggio del celebre film thriller Shining, di comunicare con gli spettri del passato, per orientarsi al meglio nel futuro. 

Questo studio sviluppa felicemente una riflessione, pertinente e sottile, sulla società contemporanea, con una esposizione coinvolgente che dà spazio alle voci autorevoli dei grandi scrittori e filosofi come a quelle altrettanto acute di alcuni esponenti del mondo contemporaneo e della cultura popolare. Se ne apprezzano particolarmente i momenti di contatto con la vita di tutti i giorni: l’analisi del marketing e della sua attitudine nostalgica, tangibile nella concretezza della quotidianità, il riferimento al periodo di quarantena e al suo impatto sociale o, più semplicemente, le “frasi-fatte” riportate, di cui la più celebre è “…ai miei tempi”. L’intreccio tra quotidianità e riflessione filosofica, come la loro rispettiva non-esclusione, amplia l’ambito della filosofia, non più relegata a saggi argomentativi strettamente accademici, ma libera di spaziare in ogni campo della vita umana. Al contempo, questa metodologia di analisi rende la lettura più scorrevole, accompagnando il lettore nella ricerca filosofica, senza sentirsi estraniato, come spesso accade di fronte a testi di grande astrattezza. L’avvicinamento a questo volume gioverà senz’altro agli appassionati di filosofia, i quali potranno confrontarsi con un modo “diverso” di procedere con la ricerca, ed altresì a chi è estraneo alla disciplina, a chi non è pratico delle dissertazioni accademiche e desidera confrontarsi con un testo più facilmente accessibile. 


Particolarmente brillante mi sembra la riflessione sulla relazione tra marketing e nostalgia, non solo perché è stata sviluppata attraverso il cinema, utilizzato come medium del pensiero filosofico, ma anche perché è riuscita a cogliere e descrivere un meccanismo particolarmente presente nella quotidianità contemporanea. L’acutezza dello studio si esprime nel cogliere il legame intimo che si instaura tra la merce e il compratore, subdolamente impostato e guidato dalle pubblicità. Si riesce, così, a fornire una spiegazione convincente dell’efficacia degli appelli al “ritorno al passato”, evidenti nell’ambito della moda ma presenti in moltissimi altri mercati. Il testo ne sottolinea, inoltre,  un aspetto peculiare: la mancanza di profondità e sofferenza, al contrario presente nelle sensazioni nostalgiche più autentiche. La superficialità del fenomeno descritto non passa, così, inosservata, e a essa viene opposto un approccio differente, che propone l’attribuzione di un nuovo valore alle ripetizioni stesse. 

 

Riferimenti Bibliografici:

Ercoli, Lucrezia. 2022. Yesterday. Filosofia della nostalgia. Milano:Adriano Salani Editore.

Alessia Veca, laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, è attualmente studentessa di Scienze Filosofiche presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna. I suoi interessi investono diversi ambiti, dall’antropologia alla filosofia morale, dalla pop-filosofia alla poetica. Durante il suo percorso di studi, ha vissuto per due periodi all’estero, a Oviedo (Spagna) e a Hobart (Australia).