Come ti vedo mentre mi guardi? (Science Invaders)

antropologia dell'educazione; public engagement; metodologie della ricerca; progetti di ricerca

ScienceInvaders_03

Sette ricercatori alieni atterrano al Museo Mambo. 

 

Domenica 24 settembre 2017 il MAMbo e il Museo Morandi si è lasciato invadere pacificamente. Come si conviene, gli invasori sono ‘alieni’, provengono da discipline diverse, distanti anni luce dalle galassie della creazione artistica. Sono mossi da curiosità tenace e vengono ad esplorare uno spazio inconsueto, non ostile, ma poco conosciuto. L’equipaggio è atterrato qualche tempo fa: sette ricercatori, un po’ spaesati ma attenti, che si sono aggirati per le sale del MAMbo e del Museo Morandi alla ricerca di informazioni e dati che consentissero di decifrare questa dimensione, parallela e nuova, per darne un’interpretazione coerente.
La ricerca non è stata infruttuosa: sorprendentemente, le opere d’arte sembrano trattare temi estremamente cari ai ricercatori, offrono spunti, connessioni, esprimono concetti complessi in modo immediato e trasparente.
sette esploratori hanno scelto sette opere d’arte. E domenica le guarderanno, insieme ai visitatori, per parlare di scienza, o forse di creatività, o magari di filosofia. Le carte si mescolano, e nello studio matto e appassionato del reale, lo spazio che separa scienza ed arte si assottiglia e si confonde.
Evento realizzato con la collaborazione di MAMbo e Museo Morandi nell’ambito del Progetto Society (Horizon 2020 Marie Sklodowska Curie Actions, GA n. 722963).

Guardare, essere osservati, essere visti

testo di Roberta Bonetti

 

Guardare, essere osservati, essere visti. Ma come guardiamo?
E se chi guarda è al contempo guardato, cosa implica l’esperienza del guardare in relazione al contatto con l’altro?
Malgrado noi tutti comunemente consideriamo gli oggetti esposti nei musei come ‘cose da guardare’, l'esperienza del vedere risulta essere il primo oggetto esotico e sconosciuto al pubblico del museo: si pensi, solo per fare un esempio, che l’espressione di uso comune ‘andare a vedere il museo’ è tutt’altro che naturale, bensì il frutto di un processo recente e storicamente naturalizzato.
Le esposizioni museali rappresentano un elemento fondante nella costruzione dell'immaginario sul mondo e sull'altro: il ‘contatto’ visivo del visitatore con il (s)oggetto da guardare ha da sempre alimentato la naturalità di concetti chiave come origine, identità, differenza e confine, innescando una tensione particolare e spesso implicita e inconsapevole tra i modi di entrare a 
contatto con le cose e le persone in esse esposte.

Io non ho mani che mi accarezzino il volto di Elisabetta Benassi, 2004

Io non ho mani che mi accarezzino il volto di Elena Benassi, 2004

Visto da Roberta Bonetti

 

"La Benassi compie una complessa analisi del nostro tempo, indagando il rapporto dell’uomo contemporaneo con un’icona universalmente conosciuta e davanti alla quale, ironia della sorte, la distanza fisica e temporale rimane incolmabile. Al Louvre la telecamera riprende la Gioconda che ci guarda, e guarda i visitatori che si succedono davanti a lei impegnati, più che ad osservarla, a immortalarla con le macchine fotografiche. Nonostante tutto, l’alchimia di Leonardo si compie nel volto di un ragazzo asiatico che voltandosi traspone nel quotidiano l’enigmatico sguardo e il famoso sorriso “sfumato” della Monna Lisa".