Da Napoli a Venezia

Concerto per archi del Barocco italiano. Prenotazione e green pass obbligatori. Ore 17:30

  • Data: 28 OTTOBRE 2021  dalle 17:30 alle 19:00

  • Luogo: Sala dello Stabat Mater, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Piazza Galvani 1, Bologna

Napoli e Venezia. Le due repubbliche marinare hanno giocato un ruolo fondamentale nella storia politica ed economica del mediterraneo, ma ancor più nella creazione di un linguaggio e di un gusto musicale che ha condizionato la storia della musica europea e occidentale gareggiando e influenzandosi a vicenda, scambiandosi idee e artisti durante Sei e Settecento. 

Cronologicamente e geograficamente si parte da NAPOLI, città allora sotto la dominazione spagnola e quindi ingresso privilegiato della cultura ispano-portoghese, con “il Primo Libro di Canzoni” del 1650 di Andrea Falconiero, liutista errabondo ed eclettico, rientrato infine dopo numerose peregrinazioni nella sua città natale. La sua “FOLIA” per due violini, viola e basso continuo è il primo esempio in Italia di variazioni a tre ed affiancato a “PASSACALLE” e “CIACCONA” , presenti nella stessa raccolta, forma un unico ciclo di variazioni, quasi una sorta di breve suite ante litteram. 

“Cours, vol à Naples écouter les chefs-d’ouvre de Leo, de Durante, de Jommelli, de Pergolèse!” 

scrive J.J.Rousseau nel suo Dictionnaire de Musique a testimoniare il ruolo di capitale Europea della musica della città partenopea. 

Di Leonardo Leo (1694-1744) eseguiremo uno dei 6 concerti per violoncello e archi scritti tra il 1737-38 “ per solo servizio di S E il signore Duca di Madalone” Domenico Marzio IV, Duca di Maddaloni mecenate e dilettante di violoncello. Eseguito nell’aprile del 1738 nel salone da ballo di Palazzo Cafara Maddaloni a Napoli dove si esibirono anche Alessandro e Domenico Scarlatti e Giovanni Battista Pergolesi. 

Al Maestro Francesco Durante (1684-1755), “le plus grand harmoniste d'Italie, c'est-à-dire du monde” come lo definì con enfasi J.J.Rousseau, appartiene uno degli otto concerti a quattro o “quartetti concertanti” in programma e scritto probabilmente tra la fine degli anni Trenta e gli inizi del 1740. E’ tra gli esempi più significativi del genere nell'ambito della produzione strumentale napoletana, il tentativo di sintesi tra stili e tendenze di provenienza assai varia, il cosidetto "stile misto", conciliazione della pratica musicale antica (fondamentale nella sua formazione e didattica) e le tendenze stilistiche moderne. 

Dal golfo del Vesuvio dov’era partito il nostro itinerario eccoci approdare nel bacino di S.Marco, a VENEZIA all’inizio del nuovo secolo. 

Il modello corelliano illumina le variazioni sulla Follia di Giovanni Reali (1681c-1751) che manifesta la sua stima verso il Maestro di Fusignano dedicando entusiasticamente al “Cristoforo Colombo della musica” la sua opera I: il suo istinto drammatico fa esplodere questa antica danza in una serie di pirotecniche invenzioni, forse meno equilibrate del modello originale, ma che ci trascina, irrefrenabile, nel turbine del divertimento, nell’anima giocosa della città dei teatri e del carnevale. 

Di Antonio Caldara (1670-1736) nato a Padova, prima violoncellista, poi cantore nella Basilica di S.Marco, eseguiremo una delle sue Sinfonie legate alla pratica dell’oratorio e composte nel suo periodo di permanenza a Vienna dove divenne maestro di cappella dell’Imperatore Carlo VI nel 1716. 

Originalmente l’introduzione strumentale al dramma sacro “La Morte di Abel” era concepita in due movimenti: un tempo lento e una fuga (vedi la Sinfonia al SS Sepolcro di A.Vivaldi). Più tardi l’autore la completò con l’aggiunta dei due movimenti finali trasformandola così in sinfonia da concerto. 

Di un’isola della laguna, Burano, era invece Baldassarre Galuppi, detto appunto “Il Buranello”, figura centrale della storia musicale veneziana dopo la morte di Antonio Vivaldi. Dal 1762 maestro di cappella a S.Marco fu maestro prima all’Ospedale dei Mendicanti e più tardi, di ritorno dalla Russia dove contribuì in maniera decisiva alla diffusione della musica italiana e in particolare dell’opera buffa, all’Ospedale degli Incurabili. Notevole è la sua produzione di oratori e musica sacra, in particolare di mottetti per voci sole e archi, un genere assai diffuso e richiesto dai viaggiatori ospiti a Venezia, che potevano così godere dei virtuosismi canori delle “putte” durante la chiusura dei teatri. A questa pratica si riconduce forse la copiosa produzione, tipicamente veneziana, di concerti per archi soli (detti anche “concerti ripieni”) che venivano alternati nelle esecuzioni ai brani solistici. A questo genere appartiene il concerto a quattro in re maggiore in programma, dove come in Francesco Durante lo stile antico si alterna alla leggerezza del nuovo linguaggio galante. 

Conclude il programma un concerto per archi di Antonio Vivaldi faro assoluto della musica strumentale nell’Europa del XVIII secolo.

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