Sport e speranza | Hadi Tiranvalipour

La storia di 𝗛𝗮𝗱𝗶 𝗧𝗶𝗿𝗮𝗻𝘃𝗮𝗹𝗶𝗽𝗼𝘂𝗿 costretto a fuggire dall'Iran e accolto in Italia per continuare a cullare il sogno olimpico

Pubblicato il 05 maggio 2025 | Video

Hadi Tiranvalipour, classe 1998, è uno dei 36 atleti scelti dal programma olimpico dei rifugiati ad aver partecipato alle Olimpiadi di Parigi del 2024, ma la sua storia sportiva comincia alla tenera età di sei anni, in un villaggio ai piedi dei monti Elburz.

🥋 Intervista a Hadi Tiranvalipour

Nato in Iran, costretto a fuggire, Hadi Tiranvalipour oggi allena molto più che il corpo: allena la speranza. Con ogni gesto, ogni respiro, costruisce un futuro possibile, per sé e per chi verrà dopo. Guarda l’intervista completa su YouTube 🎥✨

Le origini

Nato in Iran, il piccolo Hadi si appassiona al taekwondo grazie alle gesta del connazionale Hadi Saei alle Olimpiadi di Atene del 2004, e non impiega molto a convincere la madre ad iscriverlo ai corsi di questa disciplina marziale. Da quel momento lo sport diventa il suo più grande obiettivo, la sua ragione di vita, il suo traguardo più importante, non smettendo mai di sognare le Olimpiadi.

Nel 2014 entra nella nazionale iraniana, si laurea in Scienze Motorie e colleziona molteplici riconoscimenti su più campi: da quello sportivo, a quello accademico, fino ad ottenere un vero e proprio programma televisivo, uno spazio tutto suo, in cui gli viene data la possibilità di parlare di sport, alimentazione, motivazione e sostegno psicologico.

 

Il contesto politico però è complesso: siamo nel 2022, l’Iran si trova in mezzo ad ampie proteste a seguito dell’uccisione di Mahsa Amini, giovane curda incolpata di “bad hijab”, ovvero l’uso improprio del velo; e Hadi si pronuncia in diretta tv a favore dell’uguaglianza dei sessi e ai pari diritti di genere. Da quel momento cambia tutto: prima le minacce, poi l’allontanamento forzato dal programma televisivo, costringono l’atleta a una scelta tanto dolorosa quanto sofferta di scappare illegalmente dal paese, anche per fuggire dalla leva obbligatoria. 

L’arrivo in Italia e l’inizio di una nuova vita

L’arrivo in Italia però non è dei più semplici: infatti Hadi non conosce la lingua, non ha contatti nel paese e soprattutto non sa dove andare. Inizialmente trova rifugio in una foresta e successivamente in un appartamento con altre 10 persone provenienti da tutto il mondo, dormendo sul divano e dovendosi accontentare delle possibilità che la vita gli proponeva, non smettendo mai di cercare di comunicare con la Federazione Italiana di Taekwondo, senza, però, mai ricevere risposta.

Dopo otto mesi di mancati esiti, Hadi prende la perseverante decisione di presentarsi direttamente davanti alle porte della Federazione Italiana Taekwondo (FITA) e da quel momento la sua vita viene stravolta completamente.

Viene infatti accolto dal presidente della federazione, Angelo Cito, che prende a cuore la sua storia e grazie anche al lavoro del ministro dello sport, Andrea Abodi, Hadi ottiene lo status ufficiale di rifugiato in Italia.

Inizia un nuovo percorso per il campione, che però non parte nel migliore dei modi: infatti, non riesce a superare le qualificazioni per le Olimpiadi di Parigi. La notizia però passa in secondo piano, quando riceve la chiamata dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO), che gli comunica la convocazione nella Squadra Olimpica dei Rifugiati per partecipare all’olimpiade parigina.

La vita in Italia e le prospettive future

Ad oggi, la situazione per Hadi in Italia si è assestata, ma la sua vita si può definire ancora colma di aspirazioni, ma anche di traguardi raggiunti, partendo dalle Olimpiadi di Parigi 2024, definite dall’atleta stesso come una delle esperienze più emozionanti della sua intera vita.

Parigi gli ha infatti permesso di coronare il sogno che aveva sin da bambino e di dimostrargli prima di tutto che i suoi sacrifici, gli allenamenti estenuanti fino a tre volte al giorno e la disciplina ferrea riposta nel suo sport, non sono andati sprecati.

 

Ora il suo obiettivo si è spostato su Los Angeles 2028 e a chi gli chiede qual è il suo messaggio alle generazioni future, Hadi risponde con il continuare a perseverare per raggiungere i propri sogni e mai credere di non essere abbastanza, perché se lo vuoi puoi sognare anche le Olimpiadi e lui ne è la prova.

Il futuro rimane incerto e come sostiene Hadi stesso, è difficile fare previsioni in quanto rifugiato in un paese lontano da casa propria.

Rimane costante il desiderio di poter riabbracciare la famiglia, a cui è tanto legato, distante ma fiera del giovane atleta, che sogna di poter tornare in Iran, ma solo quando la situazione politica sarà migliore di quella attuale. Nel frattempo sa che i suoi familiari fanno il tifo per lui anche a distanza.

Tra i suoi buoni propositi per i prossimi quattro anni, Hadi si è prefissato anche l’obiettivo di imparare l’italiano, ma specialmente quello di terminare gli studi, che un giorno potrebbero permettergli di coronare un ulteriore sogno nel cassetto, ovvero quello di diventare professore e di poter condividere un po’ della sua conoscenza con gli altri. Dopotutto, come sostiene Hadi stesso, sa che un giorno dovrà abbandonare il tatami, ma non vorrebbe che questo lo possa fermare dal proseguire a vivere della sua passione, magari continuando ad ispirare le nuove generazioni.

 

“Dopo 20 anni sono riuscito a raggiungere i miei obiettivi. Un messaggio che vorrei mandare agli altri è: se cadi otto volte, devi risollevarti nove e questa è una cosa fondamentale non solo nello sport, ma anche nello studio, nel lavoro, nella vita, in tutto; non mollare mai, non trovare scuse”.

 

📸✍️🎥 Foto, testi e video sono stati realizzati da Claudio Maraglino, Martina Rizzoli e Sara Scheda