Scopri il percorso di Lucia Orrù, da Compass a Traffic Coordinator per Yves Saint Laurent a Parigi. Un’intervista che racconta ambizioni, sfide e successi nel mondo della 𝗺𝗼𝗱𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲.
Pubblicato il 19 aprile 2021 | Alumni
Lucia Orrù inizia il suo percorso universitario con una triennale in lingue, per poi laurearsi alla magistrale Compass nel 2017, a seguito di un percorso costellato di svariate esperienze all’estero. Da giugno 2020 ricopre il ruolo di Traffic Coordinator per la famosa casa di moda francese Yves Saint Laurent, nella sede di Parigi. Nell’intervista vedremo le tappe che l’hanno condotta fin qui, passando da Guess a Kering, in cosa consiste in dettaglio la posizione che ricopre e per concludere i consigli dell’ex-studentessa a tutti coloro che stanno terminando il proprio percorso universitario e sono interessati al mondo delle grandi aziende e della moda.
Ciao Lucia, per cominciare partiamo dal tuo percorso di studi: sappiamo che sei un’ex-alumna Compass. Cosa ti aveva spinto a voler studiare comunicazione dopo una triennale in lingue?
Quando in triennale mi ero iscritta in lingue non avevo ancora chiaro in mente cosa avrei voluto davvero fare in futuro. Durante quegli anni ho iniziato col fare diverse esperienze all’estero ed è stato grazie a queste che ho capito che avrei voluto focalizzarmi sul marketing, anche se allora era un’idea ancora astratta. Poi, una volta laureata, mentre ero a Budapest ho iniziato a cercare l’università adatta alle mie aspirazioni e ho trovato la laurea magistrale Compass.
Arriviamo al periodo post-laurea, hai fatto altre esperienze prima di arrivare a YSL? Quali?
Non appena laureata, dal momento che non volevo restare con le mani in mano, mi ero già portata avanti facendo la domanda per l’Erasmus+ Traineeship, che mi ha consentito di lavorare per tre mesi in un’azienda a Valencia. Mentre ero là ho iniziato a mandare tanti curriculum; tuttavia, non ero tanto focalizzata nell’entrare in un’azienda di moda, quanto nell’idea di entrare a far parte di una multinazionale in generale.
Per puro caso avevo inviato un curriculum per un tirocinio in Guess, in Svizzera; l’avevo inviato per una posizione di customer care, perché al tempo stavo cercando qualsiasi cosa per iniziare. Invece, loro mi hanno chiamato suggerirmi un’altra posizione aperta più inerente col mio profilo, cioè un tirocinio in ambito di web marketing per l’e-commerce. Dopo un iter di selezione composto da quattro colloqui, alla fine mi hanno preso e mi sono trasferita a Varese. Era una situazione un po’ particolare: avevo uno stipendio da tirocinante, però svizzero, che quindi mi permetteva di vivere in Italia e lavorare in Svizzera. Insomma, ho iniziato questa avventura da frontaliera per andare a lavorare vicino Lugano: prendevo il treno alle 6.30 della mattina e alle 8.30 timbravo il cartellino. Ne è valsa totalmente la pena, lo rifarei anche adesso.
Quelli sono stati sei mesi di tirocinio, seguiti da altri sei mesi. L’intenzione era quella di entrare a tutti gli effetti a far parte del team, però poi, come accade spesso nelle multinazionali le situazioni cambiano e, per varie circostanze, ho dovuto cercare altro.
Oggi lavori alla Yves Saint Laurent a Parigi: come sei venuta a contatto con questa opportunità dopo la mancata assunzione in Guess?
Prima di arrivare a YSL bisogna fare un passo indietro nella storia: dopo l’esperienza in Guess ho iniziato a lavorare per Kering, il famoso gruppo di moda francese che opera a livello internazionale nel settore del lusso, presso la sede di Milano. Qui mi occupavo delle attività di web marketing per e-commerce di brand come Alexander McQueen, Balenciaga, Bottega Veneta e appunto YSL, e collaboravo a stretto contatto con il team web marketing interno a ciascun brand.
In Kering, come in Guess, mi occupavo dell’ultimo step del Marketing Funnel, ossia di quelle campagne volte all’acquisto sul sito. In Guess gestivo attività che erano un po’ più creative, come scrivere i testi per le campagne, le newsletter, fare ricerche di keyword. In Kering, invece, si trattava di una parte un più analitica, come valutare le performance, i costi, il ritorno sull’investimento, dove possiamo migliorare, come gestire il budget, che campagna attivare, mentre la parte creativa veniva gestita interamente da ciascun brand. Questi aspetti sembrano tecnici ma il primo approccio l’ho avuto proprio con il corso di Modelli di Marketing quando studiavo a Compass.
Avevi già delle skills analitiche particolarmente affinate o le hai sviluppate con l’esperienza in Kering?
Secondo me bisogna essere almeno un po’ predisposti, nel senso: o sei più analitico o più creativo; io, ad esempio, ci metto parecchio a scrivere un post ma ti faccio mille report in pochissimo tempo. Oltretutto questo tipo di lavoro ti deve piacere molto, in quanto la maggior parte del tempo la passi di fronte a Excel. È ovvio che è importante conoscere entrambi gli ambiti, però una persona deve essere più specializzata su un determinato argomento e una più su un altro. È vero anche che le cose le impari facendole: a me hanno insegnato come realizzare e organizzare un report e quali indicatori chiave guardare, ma anche a scrivere nel modo giusto. E anche un capo puntiglioso potrebbe essere molto utile all’inizio, per imparare che le cose vanno fatte bene e rispettando le deadline.
Su LinkedIn ti definisci “Traffic Coordinator”. Spiegaci meglio, in cosa consiste il tuo ruolo all’interno dell’azienda? Hai una giornata tipo?
Sì, dopo l’anno in Kering a Milano sono entrata in YSL a Parigi come Traffic Coordinator. Le mie giornate sono sempre differenti; in generale, mi occupo della gestione delle campagne PPC (pay-per-click) implementate dall’agenzia di comunicazione con cui collaboriamo e delle analisi delle performance che permettono di decidere se attivare o meno nuove campagne. Mi occupo inoltre delle campagne social e di affiliazione, ovvero l’arrivo di traffico nel sito attraverso un’altra piattaforma che sponsorizza il brand. Anche qui si parla di campagne relative al lower funnel, quindi volte all’acquisto sul sito.
In tempi di lockdown, anche il vostro lavoro è cambiato?
Con l’arrivo del lockdown la quantità di lavoro è triplicata: con i negozi spesso chiusi a causa della pandemia, l’online si è sviluppato molto velocemente. Personalmente, il tipo di lavoro che svolgo non è cambiato rispetto a ciò che facevo prima, ma il boom della digitalizzazione ha dato spazio al lancio di nuove campagne e attività. Nel team attuale siamo in tre, ma l’idea è quella di farlo crescere, visto che in questo momento l’e-commerce sta andando per la meglio e c’è tanto lavoro.
È stato difficile per te lasciare l’Italia per trasferirti a Parigi?
Da una parte mi manca la mia terra, la Sardegna, ma dall’altra, appena ho potuto, ho sempre avuto una spinta a ricercare le grandi città europee. Qui a Parigi mi sono trasferita non da tantissimo, solo dallo scorso luglio, arrivando peraltro con nessuna conoscenza della lingua francese ma non riscontrando comunque problemi con il team anche grazie all’anno precedente in cui avevo già collaborato con loro mentre lavoravo per Kering.
Per concludere, quali consigli avresti per i laureandi e laureati Compass (e non solo) che si affacciano al mondo del lavoro? E per inserirsi in un settore come quello della moda, quale potrebbe essere il tip da dare?
A mio parere è importante cogliere tutte quelle occasioni che vengono offerte dall’università. Ogni esperienza all’estero che ho fatto mi ha aiutata tantissimo. L’Erasmus traineeship e gli Erasmus in generale ti danno degli orizzonti diversi, ti fanno rendere conto che il mondo non gira intorno al tuo orto, alla tua città, alla stessa Italia. Ti senti molto europea.
Per quanto riguarda i colloqui direi di non demordere; quando ho iniziato a fare i tirocini, mi dicevano “ma perché stai di nuovo facendo tirocinio e non cerchi un lavoro normale?”. Però mi era capitata questa opportunità, che è stata proprio il punto di partenza per arrivare fin dove sono. Non bisogna focalizzarsi soltanto sul volere avere subito un lavoro a tempo indeterminato. Fare un lavoro che dà uno stipendio più basso all’inizio può comunque darti delle alte prospettive in futuro. Anche nel caso si voglia cambiare settore, ripartire dal tirocinio non significa fare un passo indietro, ma fare un passo avanti verso te stesso e verso quello che veramente vuoi fare. Alla nostra età si può ancora azzardare.
Per quanto riguarda il mondo della moda posso solo dire che ciò che conta davvero è dimostrare la propria passione e curiosità per il ruolo che si vuole andare a ricoprire, più che per il discorso “moda” in generale. O almeno, questo è stato il mio caso. Il discorso è sempre: fai il lavoro che ti piace, fanne un hobby. Io non sento il peso di andare in ufficio, mi piace tantissimo quello che faccio e lo auguro a ognuno di voi.
A cura di Gessica Gattari