Balotta con Valeria Reggi

Dopo un’esperienza britannica durata molti anni, il suo rientro in Italia è stato tutt’altro che semplice a causa di un sistema universitario in difficoltà costretto ad affrontare molte sfide. Nella puntata si affronta con grande trasparenza il tema della precarietà lavorativa all’interno del mondo accademico in Italia e in Gran Bretagna.  

I motivi della precarietà in Italia e nel Regno Unito presentano differenze significative. In Gran Bretagna, la mobilità accademica è stata a lungo sinonimo di opportunità e migliori retribuzioni; oggi, però, si è tradotta in licenziamenti legati al calo delle iscrizioni, conseguenza diretta della Brexit. Nonostante ciò, la professoressa Reggi si mostra fiduciosa, ricordando come le università britanniche restino ai vertici mondiali per qualità della ricerca. 
In Italia, invece, è diverso. Pur possedendo alte competenze, gli insegnanti continuano a essere intrappolati in contratti a tempo determinato che limitano la possibilità di costruire carriere stabili. Questo succede a causa di un progressivo definanziamento della ricerca. Di conseguenza, per i professori aumentano le attività e i carichi di lavoro, spesso nella necessità di “arrivare a fine mese”.  

Nonostante le implicazioni psicologiche che la precarietà comporta, la ricerca resta una fonte di soddisfazione, arricchimento e scambio continuo con studenti e colleghi all’interno delle aule universitarie. Pensare in chiave globale diventa imprescindibile, perché la competizione oggi è globale. Viviamo in una società che tende a innalzare muri, reali e simbolici; per questo, il ruolo dell’accademia è quello di abbatterli, di promuovere il dialogo e di mantenere viva una dimensione etica e morale nella ricerca.