La funzione pubblica della comunicazione

Un approfondimento sui temi discussi durante la Giornata di Studio sulla 𝗖𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗣𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮, tra sfide contemporanee e nuovi scenari, alla Conferenza Nazionale di Scienze della Comunicazione.

Pubblicato il 12 ottobre 2023 | Comunicazione Pubblica

Lo scorso venerdì̀ 6 Ottobre, a Bologna, nella splendida cornice dell’aula Poeti di palazzo Hercolani si è svolta la Giornata di Studio La funzione pubblica della comunicazione in occasione della Conferenza Nazionale dei corsi di Scienze della Comunicazione

A inaugurare il convegno è stata la professoressa Pina Lalli, vicedirettore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna e Presidente della Conferenza Nazionale dei Corsi di studio di Scienze della Comunicazione dal 2021. 

Volevamo esplorare insieme le aperture riflessive che gli orizzonti della comunicazione contemporanea mostrano, offrendosi all’analisi critica di chi è deputato a realizzare una formazione in grado di coniugare didattica e ricerca, coinvolgendo i propri allievi in un percorso interattivo in cui non ci si limita a “trasmettere” competenze, ma ne si favoriscono la costruzione e l’aggiornamento costante collaborando in un comune progetto di crescita. Un progetto che da almeno 30 anni le scienze della comunicazione hanno intrapreso nelle università italiane, segnalando l’importanza degli approcci multidisciplinari, lo spirito di sperimentazione, la pratica di ricerche sempre più approfondite, la capacità di alleanze col mondo produttivo e le diverse caratteristiche territoriali, la forza delle sue communities di alumni ed ex-alumni” – ha affermato la docente. 

Le prime riflessioni sono state condivise da alcuni rappresentati degli organi istituzionali. Carlo Bortoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, ha evidenziato quanto dalla comunicazione dipenda non solo l’esercizio stesso della democrazia ma anche le scelte quotidiane del cittadino, come si è visto anche durante la pandemia: innegabile, infatti, l’importanza e la responsabilità di chi esercita la professione giornalistica nell’accesso alle informazioni dei cittadini. Nel suo intervento ha accennato il progetto di legge, ancora in discussione, che tra le altre cose prevede il possesso della laurea per l’accesso al mestiere di giornalista.  

Ha preso poi la parola Angelo Saccà, presidente AICUN – Associazione Italiana Comunicatori delle Università – che ha proposto tre requisiti fondamentali per una buona comunicazione, ovvero responsabilità, sensibilità e qualità, in particolare modo a fronte delle nuove sfide offerte dal mondo contemporaneo, come per esempio l’intelligenza artificiale. E nel perseguire l’obiettivo della qualità, che certamente non fa rima con velocità, le università hanno un ruolo formativo fondamentale. 

A seguire, in collegamento da remoto, Elisa Giomi, commissaria AgCom – Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – ha ribadito la necessità di affiancare all’analisi normativa della giurisprudenza della comunicazione un approccio bottom-up con lo scopo di prendere in considerazione tutti i contorni empirici e complessi della dimensione comunicativa in quella che oggi è una società delle piattaforme. Occorre evitare quelle ondate di preoccupazione e panico morale che tradizionalmente si diffondono dopo l’avvento di una nuova tecnologia. Infine, Francesco Amoretti, coordinatore della Consulta Nazionale Area 14, ha testimoniato l’importanza del coordinamento tra tutte le scienze sociali, compresa la comunicazione, offrendo un punto di vista globale ed equilibrato.

Filippo_Nani
Filippo Nani, presidente Ferpi

Successivamente, è stato il turno dei key speakers, i principali stakeholders della comunicazione. Vincenzo Guggino, dello IAP, Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, ha iniziato il suo intervento con una riflessione sul ruolo dell’Istituto come garante della comunicazione e della concorrenza del mercato. Esso però non esclude un continuo dialogo con la sfera pubblica, anzi. Infatti, ha aggiunto che il settore privatistico e quello pubblico devono lavorare insieme per raggiungere una maggiore trasparenza nello scambio di informazioni, contribuendo anche a creare una vera e propria cultura comunicativa, oltre che norme e regole da seguire. Filippo Nani, presidente Ferpi, Federazione Relazioni pubbliche, ha di seguito illustrato l’impegno della federazione per una comunicazione responsabile, rispondendo all’appello della Global Alliance. Difatti, è necessario impegnarsi su più̀ fronti, dal contrasto delle fake news all’educazione sull’uso del “potere comunicativo”. Serve una rinnovata sensibilità su temi d’emergenza, dalla crisi climatica all’empatia verso le persone che soffrono la fame, la povertà, la guerra e le discriminazioni. Si aggiunge al lavoro dell’associazione anche l’Oscar di Bilancio, che promuove lo sviluppo di una comunicazione trasparente e completa, promuovendo una rendicontazione finanziaria più̀ articolata e chiara da parte delle imprese. 

Dall’Italia all’Europa con Giuseppe Abbamonte, della Direzione Generale UE, che ha fornito al pubblico una panoramica sul Digital Act, che ha lo scopo di creare uno spazio digitale più sicuro, dove proteggere i diritti fondamentali degli utenti. Inoltre ha espresso il punto di vista europeo in merito all’Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di allinearla con i diritti e i valori portati avanti dall’Unione. A seguire, Monia Alessandrini Roberta Vinciguerra, coordinatrici del Tavolo Università di PA Social, hanno evidenziato come la comunicazione pubblica debba essere costantemente al servizio del cittadino, senza lasciarsi influenzare da ciò che è pre-confezionato dal sistema degli algoritmi. La pubblica amministrazione, infatti, gioca un ruolo fondamentale per la crescita della persona, andando quindi aldilà̀ delle tendenze social. Fornire contenuti utili con una comunicazione seria e puntuale su specifiche piattaforme significa garantire la qualità delle informazioni. La comunicazione, ribadisce Vinciguerra, sia soprattutto un ascoltare gli altri piuttosto che un mero parlare di sé. 

Marco_Magheri
Marco Magheri, Associazione Comunicazione Pubblica

A concludere questa prima parte della conferenza è stato Marco Magheri, dell’Associazione Comunicazione Pubblica, che ha definito la sua idea di funzione pubblica della comunicazione imperniata su cinque pilastri: economicità, efficienza, efficacia, etica e, ovviamente, Europa. Tramite queste linee guida, la comunicazione può̀ abbattere qualsiasi confine, offrendo un supporto concreto anche a chi è ingiustamente ai margini della società̀. Formazione continua, consapevolezza e rispetto della deontologia, cura delle relazioni, investimento sull’innovazione sono principi guida imprescindibili per chi fa ciomunicazione pubblica. 

L’innovazione al lavoro nei corsi di comunicazione: digitale e non solo

La giornata è proseguita nel pomeriggio con tre workshop dedicati alle testimonianze di docenti e rappresentanti di vari corsi di studio in comunicazione attivi nel panorama nazionale. Questi i tre focus in programma: bilancio e prospettive di cambiamento; temi e problemi per la comunicazione; le sperimentazioni didattiche. 

Il primo workshop è stato moderato da Francesca Rizzuto dell’Università di Palermo. Francesca Vannucchi, dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, ha raccontato l’esperienza di oltre 17 anni del seminario annuale proposto dal Corso di laurea in Scienze dell’informazione, della comunicazione e dell’editoria. Il ciclo di incontri ha analizzato e approfondito i cambiamenti delle esigenze e delle tematiche del mondo della comunicazione, fino anche a esaminare l’assetto della comunicazione emergenziale, resasi ancora più necessaria con la pandemia. In seguito, Cinzia Bianchi Silvia Grappi, dell’Università degli Studi di Modena-Reggio Emilia, hanno esposto la rimodulazione dell’offerta didattica del Dipartimento di Comunicazione ed Economia in seguito alla richiesta, da parte delle aziende, di una formazione sempre più orientata verso il digitale. Nel loro intervento hanno sottolineato la vitalità dello scambio bidirezionale della formazione: un continuo flusso di conoscenze, dai docenti agli studenti e viceversa. Successivamente, Maria Vittoria dell’Anna ha motivato e presentato la decisione dell’Università̀ del Salento di istituire la nuova magistrale in Comunicazione, media digitali, giornalismo per proporre un piano formativo trasversali agli studenti, abbracciando non solo gli studi umanistici ma anche quelli giurisprudenziali, economici, sociali e di beni culturali. Il suo intervento ha posto una questione urgente sulla quale impegnarsi: la diminuzione degli studenti universitari del Sud Italia nel passaggio dalla laurea triennale a quella magistrale, registrando un incremento nelle università specialistiche del Nord. 

A seguire Dario Mangano ha raccontato la singolare esperienza dell’Università di Palermo che quest’anno ha interamente cambiato e rinnovato tutti i curricula in comunicazione: oltre ad avere i tipici corsi di laurea magistrale, il dipartimento ha deciso di puntare su una peculiarità del territorio siciliano che oggi richiede tante risorse e competenze, proponendo un corso in Comunicazione per l’enogastronomia. Vanessa Manzetti ha raccontato come l’offerta formativa dell’Università degli Studi di Pisa, nel corso di laurea magistrale LM-59, tenta di coniugare la comunicazione di impresa con la politica delle risorse umane, con un forte legame con il mondo del lavoro, prevedendo oltre 150 convenzioni per tirocini. Infine, Luca Raffini dell’Università di Genova, ha spinto sull’idea di una maggiore professionalizzazione e di un’apertura digitale, senza però dimenticare una delle forme più semplici, eppure, più̀ basilari della comunicazione, la scrittura. La LM in Informazione ed editoria della sede ligure, infatti, tenta di spingere anche su questo fronte. 

Nel secondo workshop, moderato da Sergio Scamuzzi dell’Università di Torino, la prima a intervenire è stata Giovanna Cosenza, dell’Università di Bologna. La docente ha apportato un ulteriore punto di vista sui corsi di comunicazione, registrando come essi debbano essere analizzati in ottica di genere. Per quanto, infatti, la materia venga studiata da oltre il 72% di studentesse, ciò non si traduce in numeri ugualmente alti nel mondo del lavoro, lasciando fuori una gran fetta di professioniste e specialiste. Addentrandosi invece di più nella dimensione comunicativa di genere, le docenti Saveria Capecchi Marzia Vaccari hanno presentato il corso in Media Digitali e Genere della laurea magistrale di Bologna in Comunicazione Giornalistica, Pubblica e d’Impresa, che offre un focus sia sulle relazioni di potere uomo-donna all’interno dei contenuti mediali sia sui bias degli algoritmi.

 

Marinella_Belluati
Marinella Belluati, Università di Torino

Subito dopo Marinella Belluati dell’Università di Torino ha parlato della comunicazione europea e della comunicazione politica, portando a esempio l’esperienza di CoEUr, il progetto che affida alle attività comunicative un ruolo cruciale nel processo di integrazione europea. Sabino di Chio, dall’Università di Bari, ha illustrato la stretta collaborazione che vi è tra il Corecom e l’Università, per ottemperare al compito di vigilanza e controllo sulla comunicazione, avvicinando anche gli studenti all’esperienza di lettura, organizzazione e decodificazione dei dati. Sempre da Bari, Filippo Silvestri ha portato la sua esperienza di coordinatore del Corso di Studi di Scienze della Comunicazione da oltre sei anni, modellandosi continuamente su tutte le novità che il panorama comunicativo ha offerto, come aggiungere un corso di marketing o di telecomunicazioni. Nella sua riflessione ha ribadito l’importanza di non cedere all’illusione delle tecniche a discapito della teoria, perché senza una buona padronanza teorica, sarà difficile maturare quello spirito critico e analitico necessario per un uso adeguato ed efficace dei canali comunicativi. 

Infine, l’ultimo workshop sulle sperimentazioni didattiche coordinato da Carmela Morabito di Roma Tor Vergata, si è aperto con l’intervento di Chiara Alvisi sul laboratorio EU.C.L.I.D.E., l’European Contract Law In Digital Environments, che nasce con lo scopo di diffondere la conoscenza sulla strategia per la transizione digitale adottata dall’UE e basata su inclusione, equità e promozione del benessere dei cittadini europei. In seguito, sempre dall’UniBo, Claudia Capelli Michela Zingone, hanno presentato l’esperienza formativa dei Laboratori della LM Compass, che ormai da quasi vent’anni offrono un approccio pratico agli studenti nel panorama comunicativo perseguendo un approccio basato sulla proattività e lo scambio peer-to-peer di competenze. Un’esperienza che ormai dieci anni fa ha dato vita a un blog e all’apertura dei profili social del corso di laurea magistrale con la collaborazione degli stessi studenti, che vivono questi spazi come vera e propria palestra di comunicazione dove agire come gate keepers, content creators, reporter etc sperimentando i diversi ruoli professionali di una redazione che opera sui media digitali. 

Federica Da Milano, dell’Università di Milano Bicocca, ha valorizzato invece la natura interculturale della comunicazione, portando l’esperienza del Master di I Livello in Media, linguaggi e comunicazione in uno sguardo globale (Cina, Giappone e mondo arabo). Ma non solo: Mattia Della Rocca, dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, analizzato la dimensione psicologica della comunicazione, presentando il corso in Psicologia degli Ambienti Digitali della laurea Magistrale in Scienze dell’informazione, della Comunicazione e dell’Editoria. Infine, Giuseppe Fattori, dell’Alma Mater, ha portato con sé le esperienze di marketing sociale realizzate sul campo con la partecipazione di studentesse e studenti della LM Compass, mettendo in pratica una comunicazione al servizio di tematiche come lo sviluppo sostenibile, le diseguaglianze di genere e la sanità. 

 conclusione della ricca staffetta di interventi, Pina Lalli ha espresso l’augurio di continuare a portare esperienze di così alto valore, in un continuo circolo virtuoso di innovazione ed evoluzione, tenendo ben presente la multidimensionalità̀ della comunicazione e il suo ruolo indispensabile per vivere, interpretare e migliorare la realtà, sotto innumerevoli aspetti: dalla cittadinanza locale a quella europea, dalle questioni di genere alle esperienze interculturali, dai tratti psicologici agli ambienti pubblicitari. La funzione pubblica e sociale della comunicazione è chiara. Percorsi formativi che siano antenne sensibili dei cambiamenti e delle evoluzioni dei contesti sono più che mai necessari. 

A cura di Elena Morrone