L’informatica giuridica è la disciplina che studia gli aspetti giuridici della rivoluzione tecnologica, economica e sociale prodotta dall’elaborazione automatica delle informazioni
Tratta gli aspetti informatici che si applicano al diritto e i problemi giuridici che sorgono quando si utilizzano le tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
L'informatica giuridica utilizza i metodi e gli strumenti dell'informatica quando rappresenta la conoscenza giuridica, e realizza sistemi a sostegno del ragionamento giuridico, e quando si occupa di sistemi informativi nella legislazione, giurisdizione, amministrazione della giustizia, gestione di studi legali e uffici legali di imprese.
L'informatica giuridica utilizza la dottrina giuridica quando affronta i problemi sorti con l'utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e con le ridefinizioni che queste hanno portato negli strumenti e procedure degli affari, delle amministrazioni e della politica.
Si tratta dunque di una insieme di teorie, metodi e strumenti che si è evoluto da una nicchia di studi teorici e di realizzazioni sperimentali a una disciplina autonoma in concomitanza con il dispiegarsi degli effetti della rivoluzione informazionale che ha dato forma all'attuale Società dell'Informazione.
Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione non sono, come altre tecnologie, limitate ad una particolare funzione né destinate ad operare entro un particolare ambito sociale. Esse sono le tecnologie caratterizzanti la forma sociale nella quale ci troviamo ad operare. Solo a partire dalla conoscenza di alcuni fondamentali aspetti di tali tecnologie è possibile capire il funzionamento della società e in particolare, il modo in cui le attività giuridiche si svolgono. Inoltre, e in modo ancor più importante, solo a partire dalla conoscenza di tali tecnologie è possibile capire quali sono i rischi e le possibilità che ineriscono alla Società dell’Informazione.
Non solo l’essere, ma il poter essere della nostra società dipendono dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Infatti esse, circoscrivendo le possibilità della società dell’informazione (e determinando i mezzi per la realizzazione di tali possibilità), concorrono a determinarne la normatività, cioè il suo dover essere.
Da un lato esse concorrono a determinare l’interpretazione delle norme vigenti, e quindi a stabilire ciò che è lecito, doveroso, o vietato in base al diritto vigente (de jure condito): il contenuto delle norme deve riguardare comportamenti tecnologicamente possibili (possibili in base alle tecnologie disponibili), e deve anzi trattarsi di quei comportamenti tecnologicamente possibili che (entro lo spazio lasciato all’interpretazione del giurista) meglio consentano di realizzare i valori giuridici.
Dall’altro lato esse concorrono a determinare i possibili progressi giuridici: le nuove norme debbono anch’esse prescrivere realizzazioni tecnologicamente possibili, e anzi scegliere (entro lo spazio di scelta riservato alla scelta del legislatore) quelli che meglio realizzino i valori politico-giuridici perseguiti: le potenzialità di tali tecnologie contribuiscono a determinare quali nuove forme di organizzazione e interazione possano realizzarsi, e quindi quali possibilità si dischiudano alla politica del diritto.