Maria Attanasio, nata nel 1943 a Caltagirone dove tuttora vive e lavora, ha pubblicato le raccolte di poesie: "INTERNI" (Quaderni della Fenice, Guanda 1979); "NERO BAROCCO NERO" (Quaderni di Galleria, Sciascia 1985) tradotta in spagnolo da Miguel Angel Cuevas e pubblicata con la casa editrice La Carboneria, Sevilla 2013); "EROS E MENTE" (Ed. La Vita Felice, 1996); "AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE" (Ed. La Vita Felice, 2003, Premio Lorenzo Montano), tradotta in inglese da Carla Billitteri e pubblicata dalla casa editrice Litmus Press, New York, 2014); "DEL ROSSO E NERO VERSO" (Ed. Il Faggio, Milano 2007). Un gruppo di testi poetici dal titolo complessivo "Di dettagli e detriti" (tratti dalla raccolta inedita "(DE)COSTRUZIONE DI BIOGRAFIA)" uscito nell'ALMANACCO DELLO SPECCHIO (Mondadori, Milano 2010); e un altro gruppo in una plaquette dal titolo FRAMMENTI DELL'ACQUA MUTANTE. Con l'editore Sellerio ha pubblicato i romanzi: "CORREVA L'ANNO 1698 E NELLA CITTA' AVVENNE IL FATTO MEMORABILE" ( collana 'I divani', 1994); "DI CONCETTA E LE SUE DONNE" (collana 'La memoria', 1999); "IL FALSARIO DI CALTAGIRONE (NOTIZIE E RAGGAGLI SUL CURIOSO CASO DI PAOLO CIULLA)" (2007, collana 'La memoria'); "IL CONDOMINIO DI VIA DELLA NOTTE" (GIUGNO 2013). Presso lo stesso editore è uscito nel 1998 "PICCOLE CRONACHE DI UN SECOLO", un libro di racconti, ambientati nel Settecento, scritto insieme al conterraneo Domenico Amoroso. Nel 2008 con la casa editrice 'Orecchio Acerbo' ha pubblicato "DALL"ATLANTE AGLI APPENNINI", una riscrittura del racconto deamicisiano "DAGLI APPENNINI ALLE ANDE" ambientata nella contemporaneità. Della sua poesia si sono occupati poeti e critici nazionali e stranieri, tra cui: Giacinto Spagnoletti, Giovanni Raboni, Sebastiano Addamo, Leonardo Sciascia, Flora Di Ligami, Maurizio Cucchi, Josephine Pace, Milo De Angelis, Giancarlo Majorino, Massimo Onofri, Miguel Angel Cuevas, Carla Billitteri, Pasquale Verdicchio, Charles Bernstein, Geoffrey Brock. Suoi testi poetici e narrativi sono apparsi su importanti riviste e antologie nazionali e internazionali, e tradotti in inglese, spagnolo, francese, arabo e giapponese.
Risalimmo le lettere del libro
il mistero della luce a spirale
nella stanza - a branchi, in fuga,
non si sa da chi da quanto- ribaltando
il silenzio in algido fondo
astrale.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)
Nel mondo delle epoche echeggiavano risate
vibrazioni come tuoni tempeste in lontananza
erano invece i parlanti -guerre epidemie campi
minati e campi di sterminio- avremmo voluto
soffrire per quelli, portare un qualche aiuto
-Spartaco a Roma è crocifisso- eravamo
ciechi e resistenti: grumo afasico e incolore
che non volendo era.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)
...odiavo l'inverno e mi dispiacque
essere ameba nella notte antartica
-sorte di banco in banco acuminato
letargo- aspettando tra le tempeste
che Magellano doppiasse Capo Horn
o che un qualche animale sulla tolda
mi metabolizzasse in balzo di tigre
nella savana. Al buio continuai la mia corsa,
poi gli occhi vicinissimi allo specchio
verdi, radianti...
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)
...di colpo la parola smarrimento subito dopo l'altra
seicento -facili rime assonanze mi dicevo nel sonno-
affondando tra i liquami nel lazzaretto di Palermo
dove fui medico della Gran Corte -di nome Ingrassia-
con infusi alchimie salvavo dalla morte gli appestati,
l'anno dopo da ignota mano avvelenato a corte per invidia...
...morivo
a poco a poco risalendo tra le strade di Parigi sul finire
del secolo dei lumi Viva Saint Just! Viva Robesbierre!
Fu sentenza di morte. Sulla carretta verso la ghigliottina
domandai chi fossi al Capitano Giustiziere indicò
nel folto di una schiera un ragazzo imbottito di tritolo
in Palestina, e un'altra, lapidata...
...nel frattempo ero già morta...
Era la notte del diciannove giugno del 2002: non sapevo chi,
in quale modo ero.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)
Sentivo ogni giorno un indice destro
digitarmi ma non riuscii a decifrare
il tocco a spirale che accese
la dialettica dell'onda e del veliero
le ombre degli alberi contro il cielo di notte.
Fu sete guerra nucleo radioattivo
passando come un rumore d'acqua persa
tra gli strati di buio e di chiarore
la forma oscura che mi dorme accanto
-ferita mai riscattata dalla storia. Un virus
risalì i circuiti cancellò la schermata.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)
Un attimo uno solo -assoluto
in cima al campanile- luce
di sofferenza intelligente
che tace nell'occhio del mattino
senza scissure fraintendimenti
si guarda e non si riconosce,
il dio imperfetto, la grande amnesia.
da AMNESIA DEL MOVIMENTO DELLE NUVOLE
(ed. La VITA FELICE; Milano, 2003)
Il bianco dilagò nella scrittura
come un fiume di latte un giro di candeggio
-cliccare cosa? chiesi
alla città turrita alla porta sbarrata-
persa nella cieca videata
tra files occultati arti senza connessioni.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)
Nella campagna a cotone e tabacco
del cinquanta risuonò
lo zoccolo di mulo di una scrittura
disobbediente la lumaca perse
il suo tracciato la gazza fu serpente
tra i segni della grammatica sconnessa
rigurgiti d'acqua affondamenti
-gebbia lippusa
dove vacilla il piede a sette anni.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)
Come un'anima in pena un osso d'albicocca
in vuota fruttiera tra sacchi d'immondizia
detriti della discarica in cerca di che non sapeva.
Travestita da prete entrò in una chiesa
e disse messa: i santi nelle nicchie
la guardarono incazzati. Gridò scivolò
resistette, spinta infine sul carro merci
tra i rastrellati. Suonavano le sette
all'orologio della stazione -il due febbraio
del quarantatre- tra sibili e nomi alla ruota.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)
Amore mio -pagina scritta anemico testo di poesia-
ci provo a dirti come stanno le cose. Che stanno malissimo.
Nostro figlio a dieci anni ricoverato nel reparto incurabili,
e l'amico tuo -il filosofo del pensiero forte-
promuove filosofie in televendita.
Una scrittura disobbediente devia fiumi e petroliere
scavando crepe tra gli zigomi e il mento
omologando ai mercati la torre di Babele.
E umani rottamati a fini produttivi.
Ogni tanto di notte sento un fiotto di grida che proviene dal mare
-un clandestino mi dico sta annegando-
tappo finestre e tivù mi chiudo ermetica tra i segni
aspettando che si faccia giorno, ma sogno martelli
coltelli da cucina punteruoli in questa veglia sbieca di morenti.
Un'ultima cosa, risibile se vuoi,
i negativi delle foto li ho persi nel trasloco,
e non li ho più trovati intelletto e verità.
Esposte a scarpe chiodate al gelo dei mattoni
le nostre figure di passione.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)
Dalla cima alle radici
dell'albero dei nomi: il mandorlo
si spezzò in man e orlo -orlo di vita
scucito e ricucito ogni mattina-
la d balbettando volò via.
Taci, trattieni il respiro, sorellina,
l'ora delle parole dormienti
si fa vicina, vicina.
da IL ROSSO E NERO VERSO
(ed. Il Faggio, Milano 2007)
Entriamo all'alba nella zona interdetta
-rosa che chiama rosso di sentenza-
lingua che preme ai bordi del taciuto
cercando il senso della lettera
forzando l'opacità della radice
fino al fotogramma di una voce
che ancora non sa la ruota dentata
il nero di cingolati sul selciato.
La buia enclave, il pulsare della dualità
-qui la depose- nel precipizio di luce
tra manganelli e acetilene.
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)
Notte o ventre di betoniera
senza luce di faro senso di parola
doppiando l'ora il passaggio
gli steli ciechi della metamorfosi
-l'amore postumo l'inguaribile ferita,
la discesa lì dentro, al buio-
cercando tra folle e altoparlanti
nelle piazze del quaranta
il file compresso tra i calanchi
-l'istante in bilico tra un abito a fiori
e un sacco di frattaglie- mentre le armate
risalgono il millennio a passo d'oca
e sua figlia -già vecchia-
accucciata in un angolo la guarda e piange.
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)
Come un prurito nella notte il fastidio
di una vecchia ferita ancora attiva
-cerchio di pozzo imbuto d'abbandono
che si chiude addosso
con suono acuminato di vocali
le gobbe di serpente di una M-
l'immagine di lei
senza anelli orecchini in mezzo ai lampi
radice bruciacchiata ancora mezza viva,
lì sotto.
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)
Dapprima l'occhio poi l'orecchio
felpato -le dita si allungarono
il corpo si dischiuse a serpentina
in zampette d'insetti in labbra asinine-
si rimpicciolì, rinsecchì, sparì.
Già polvere già cassettina.
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)
Che ne sapeva della figlia monatta
del tragitto obbligato montando i pezzi
facendo combaciare cuciture -testadura
ostinata tutta la vita concentrata
a stanare ogni minimo difetto:
l'orlo sfasato la spallina che cadeva male-
provando e riprovando davanti allo specchio
tra un vaevieni di porte aperte di musica di vento;
di lana, ben cucito, quel tailleur
gliel'ho fatto indossare l'otto marzo del duemilasette:
le forbici e il ditale accanto la radiolina
per farle compagnia tra detriti e dettagli
nel pozzo della sordità .
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)
Opacità grado zero
tra il nero della lava e il pergolato
ridotta a verso -sommersa dai dettagli-
persa nel folto di altre vite
mentre tentavo il riconoscimento
omessa traslata -sono colpevole,
sì, sono colpevole- madre della radice,
orecchino di luce, addio.
da DI DETTAGLI E DETRITI
(Almanacco dello Specchio, Mondadori, 2010)
(In memoria di Celeste C.: che è stata ed è.)