Luigia Sorrentino

Luigia Sorrentino è nata a Napoli, e lavora a Roma alla RAI. Ha ideato e condotto programmi culturali per la Radio e la Televisione Italiana, con interviste a scrittori, poeti, narratori e artisti di fama internazionale. 
Ha pubblicato: C’è un padre (Manni, 2003) raccolta di poesie giovanili; La cattedrale (Il ragazzo innocuo, 2008); la silloge L’asse del cuore («Almanacco dello specchio» Mondadori, 2008); La nascita, solo la nascita (Manni, 2009), Prefazione di Maurizio Cucchi; Olimpia (Interlinea, 2013), Prefazione di Milo De Angelis, Postfazione di Mario Benedetti. E’ presente nell’antologia delle poetesse italiane “Venters” Twetalige bloemlezing Italiaanse dichteressen, 1965-2012, Ed. Istituto Italiano di Cultura, Amsterdam, 2013, traduzione di Carolien Steenbergen, a cura di Gandolfo Cascio. 
“Two Poems” by Luigia Sorrentino sono uscite in “The Paris Review” n. 206, (New York, settembre, 2013) traduzione di Gray Sutherland e su Nuovi Argomenti (novembre 2013). Dirige il primo blog della RAI dedicato alla Poesia, all’Arte, alla Letteratura (http://poesia.blog.rainews.it) sul sito di Rai News 24.

Foto di Gerardo Sorrentino

(non c'è serratura che tenga)

 

non c’è serratura che tenga


se la crosta della terra si scrolla
anche la rondine si scardina
e non c’è acrobata per la sua ala smorta




Poesia inedita 1985


Sono non poche le voci neo-generazionali e transgenerazionali, più o meno clandestine (oppure nient’affatto clandestine) in cui si fa evidente una volontà espressiva e comunicativa più aperta, pure attraverso una versificazione non tradizionale degli schemi versificatori, in cui riaffiorano grumi di significati immediati o di correlazione diretta con la realtà incombente, in cui ricompaiono addirittura forme statutarie e acculturate del rimare. (Vittorio Russo)


In: “La poesia a Napoli” 1940-1987, Estratto degli Atti del convegno di studi, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici -  Napoli, 26-28 novembre 1987, Nuove Edizioni Tempi Moderni

Nati in sorte

 

si accosta a sorte

siamo già della vertebra
della cornucopia
ma ha esitato a lungo

oppure siamo copertura,
notizia, creature 
asciutte nate da
una figlia lunga
estremità che rallenta
ad ogni muscolo
equilibrando la mano



Poesia inedita 1987

In: “Tecniche conversazionali”, Edizioni Riza, gennaio 1989, n. 1

(qui le barriere non servono)

 

qui le barriere non servono
al risveglio
la vena è più lenta
i polmoni stanno adagiati
nel petto il tempo
è pieno non ricordo quanto manca
per l’infinito


ho tenuto nell’occhio l’oceano
come un faro in quota, un ponte
con le labbra in una materia, anima



Poesia inedita 1987


In: “Tecniche conversazionali”, Edizioni La Vita Felice, maggio 1999, n. 21

(c'è un padre certo nel volto)

 

c’è un padre certo nel volto
la madre ha ammesso come un 
proclama che per me sciolse
la vertebra
l’anello gemello dalla groppa 
scaricò per una femmina
da mandare a sorpresa,
la condottiera
a febbraio


(1988)


da: C'è un padre (2003)

(il melograno spontaneo ha arbusti)

 

il melograno spontaneo ha arbusti
sottili verso il sole lo sovrasta
la quercia inabissata nel senso
della ginestra che compie la forza
e compete con il vento a steli lunghi
e compatta il contatto con la terra

trova qui il tuo bambino terrestre

dove il querceto desiderato
ha parlato con te a lunghe chiome
ha parlato con te tenendo a distanza
la fortezza del mare l’occhio sferzato
che vede l’istantanea, lo sfiancamento
della terra dove impazzano
le cicale come stormi di guerra
lascialo andare, lascialo crescere
sul binario del sole dopo l’infuriata
su di sé come un’impalcatura
a braccia sciolte sparpagliate
in un respiro di cielo


25 agosto 2005


Poesia inedita

In: GRADIVA, International Journal of Italian Poetry, Rivista Internazionale di Poesia Italiana diretta da Luigi Fontanella, The State University of New York, 2006, N. 29

(intorno a questo altrove)

 

intorno a questo altrove
fin dall’infanzia
occhi di grandi in ogni fondo
entrano in qualcosa di ignoto
verso il loro dentro denso
tutto sembrano sapere del vento
e della pioggia in primavera
esseri di asilo, affettuosi 
esseri, e il dio che scende li lascia
entrare, accoglie nutrimento
il dio lieve




da: La cattedrale (2006)



L’ edizione contiene un poemetto inedito e un’acquaforte originale di Luigia Sorrentino. Il testo e l’incisione sono stati stampati a mano da Luciano Ragozzino con i torchi dell’Ex gelateria di via Guinizelli 14 di Milano, (dicembre 2008) per i tipi de Il ragazzo Innocuo, collana Scriptis/Sculptis  in 50 copie numerate e firmate

(se tu venissi come allora)


se tu venissi come allora
agile nei miei occhi
quando mi nascondevo
dietro i capelli
congiunta al cielo come acqua
la protezione più alta del cuore


(2008)




Da: L'asse del cuore


In: «Almanacco dello specchio» 2008, a cura di Maurizio Cucchi e Stefano Giovanardi, Mondadori, 2009

(ha la forma di uno scudo l’ala)


ha la forma di uno scudo l’ala
che si spinge esternamente su ciascun
lato a millimetri, in quella vertebra
cerca un incavo al suo margine
ricorrente il gesto che stringe
fino a togliere il respiro
divampa come una forbice
si stende producendo la necessaria
vibrazione
ma di taglio non si riduce
la pena nella venuta,
lo stare qui in mezzo
come granello
infinitamente o pulviscolo
confusamente, al freddo




Dalla sezione: In quella vertebra

Da: La nascita, solo la nascita (2009)

Lo slancio della rosa

 

il silenzio della rosa, della pace ferma

nel gomito sulla fronte di aprile
nascesti imperlato nella casa doveva essere
l’ultima in una primavera in cui fummo
davvero soli
portavamo lo stesso sangue
la stessa cellula che fu accanimento
accadimento anche precoce
la meraviglia era voce che spariva nella stanza
voce lenta
dove rimbombava la rosa
stesa nella domenica
non ricordo l’esattezza del timbro
né il carnevale che provavo in quella stessa ora



Da: La nascita, solo la nascita (2009)

(davanti è solo il)

 

                         A Rainer Maria Rilke


davanti è solo il
dentro il resto si getta
nel suo sparire le braccia l’essere
nostro espandono tutto
l’altro in simultanei esseri
esseri spalancati in ogni dove
nello squarciarsi della terra
che richiude
ogni luce, il cerchio delle cose

senza di te nulla si compie
ma nulla in te resiste




Poesia inedita


Rassegna letteraria “Giulio passami il libro”, Oblique Studio, 26 aprile 2010

Coro 2

 

c’è una notte arcaica in ognuno di noi 

una notte dalla quale veniamo
una notte piena di stupore
quella perduta identità dei feriti
si popola di volti,
quell’abbraccio mortale

in un tempo sospeso tra mente e cuore
mai la notte fu così stellata

gettati in mare ingoiarono acqua
e pietre, e strisciarono sulla sabbia
e furono in totale discordia
ebbero passi pesanti
e sparirono, sottoterra

il cenno si dissolve
da sé cade il fragile umano
frutto effimero, del mortale




Dalla sezione: Iperione, la caduta

Da: Olimpia (2013)

Coro 3


nella cintura d’acqua
fluttuava immenso l’indistinto
inattuato attaccava la nebbia
melmosa, non era ancora luce ma
notte continua, durava
in quello spazio la non luce

si volse la notte si volse
bisognosa a noi che aprimmo
lo sguardo alla forma sollevata

solo questo gesto che vede
qualcosa si schiarisce
illumina e avvicina
nell’istante posato
negli occhi che egli chiude




Dalla sezione: Iperione, la caduta

Da: Olimpia (2013)

Coro 4

 

la luce si disperdeva,
cadeva la massa corporea
appoggiato alla densità della goccia
egli era là nel suo confine
il mutamento fu uno svanire
arbitrario
dal fondo del vento sprigionava
trascinando fuori da sé
qualcosa che lentamente appare
così in esso
ciò che ripetutamente arriva
entra nel suo sguardo
nel sollevarsi contro la nebulosa
divenne la brezza distesa sull’acqua
a lei si infranse perdutamente
alla nettezza di lei che si apriva
davanti a lei si lasciò cadere, infine
Iperione





Dalla sezione: Iperione, la caduta

Da: Olimpia (2013)

(il tremendo è una notte che ci parla)


il tremendo è una notte che ci parla
se n’è andata così a lungo
a brandelli la stoffa del vestito
mette alla porta il tempo
l’umido della terra
scandisce la polvere tra i cespugli
alla tana trasporta briciole
increspato dalle foglie
due volte il canto torna




Poesia inedita


In: Nuovi Argomenti n. 64 ottobre-dicembre 2013
La Società dei Poeti Estinti (Mondadori)

L'orecchio del tempo


                                                 Alle vittime del Vajont,
                                                 alla popolazione di Erto, Casso, Longarone,
                                                 Codissago, Castelavazzo, Dogna, Provagna





nel deserto della corale valle
fresche fronti si porgevano
alle alte montagne,
al loro amore
l’orecchio spirituale cercava
l’altro, per informarlo
- lo stato di veglia si fonde
al suono universale -
non risponde
il nome è sordo
l’immateriale orecchio
liberato, non sente
l’aurora stillata dal canto
sul dorso delle pietre
 
sulla schiena che freme
posa il bianchissimo
capo
la voce immortale non risponde
da un orecchio diverso
era venuta accanto
per separarlo dalla forma
precipitata
tutto accade un’altra volta
si addensa il gesto invisibile
per un impulso da nulla
colpisce la scura onda
mescolandosi alla terra 
 
divaricato l’orecchio ha piegato
gli alberi,
le fronde chiamate
dalla terra, l’hanno toccata,
tutta l’anima informata, ascolta
e trema
dalle labbra una sabbia lievitata
esce
la pianura nomina un paese morto
la tranquilla notte d’autunno
piange i suoi morti e odia chi li ha uccisi


[Luigia Sorrentino, testo realizzato per il progetto CALAMITA/À, novembre 2013]