Ennio Cavalli

Ennio Cavalli è nato a Forlì nel 1947. Vive a Roma. Come inviato del Giornale Radio Rai, si è sempre occupato di cultura e spettacoli. Con il romanzo Quattro errori di Dio (Aragno 2005) ha vinto il premio Campiello–Giuria dei Letterati. Con Libro grosso (Aragno 2009), il Viareggio Poesia. Con I gemelli giornalisti sono io! (Piemme 2011), il premio Elsa Morante Ragazzi. Altre opere in prosa: Il romanzo del Nobel (Rai-Eri 2000), Se nascevo gabbiano era peggio (Feltrinelli Kids 2001), Fiabe storte (Donzelli 2003), Il poeta è un camionista (Archinto 2003), Il divano del Nord (Feltrinelli 2005), La cosa poetica - Avventure di un detective dell'imprevisto (Archinto 2014). Le più recenti raccolte di versi: L’imperfetto del lutto (2008), Poesie incivili (2010), Poesie con qualcuno dentro (2012), Trattativa con l'ombra (2013), La più bella poesia del libro e altre anomalie (2015), tutte pubblicate da Aragno. Per Spirali, Carta intestata (1981) e Cose proprie (2003). Per Sansoni, Po e Sia (1991). Per Donzelli, Bambini e clandestini (2002), Libro di sillabe (2007). Per La Vita Felice, Minime e massime (2010). In uscita da Piemme-Il Battello a Vapore il quarto libro della serie: "I gemelli giornalisti in Jeep". In corso di preparazione Qualcuna #Le 100 Poesie.
Sull'opera di Ennio Cavalli hanno scritto, tra gli altri, nel tempo, Federico Fellini, Geno Pampaloni, Carlo Betocchi, Mario Luzi, A.M. Ripellino, Roberto Roversi, Dario Bellezza, Alberto Bevilacqua, Renato Minore, Paolo Ruffilli, Michele Sovente, Alessandro Fo, Erri De Luca, Paolo Febbraro, Franco Manzoni, Giuseppe Lupo, Paolo Lagazzi, Cesare Milanese, Paola Malavasi, Milva Maria Cappellini, Bianca Garavelli.

Parola


Ogni parola è una carezza al buio,
un aliscafo
su un mare di righe scosse.
Un capretto legato al nocciolo.
Un maccherone al dente
e la sua trafila di bronzo.

Ogni parola è una poltrona a teatro,
la tentazione del commediante.
Il rito zingaro della capanna
una pelle conciata
l'arsura di una bottiglia.

Dritta come i pali della luce
verde come l'onda dei semafori
secchio nel pozzo, spilla da balia,
ogni parola risponde a un'altra parola.
Sguscia fagioli e motti,
fa strage di orchi, di abbagli.
Alza la voce in quartieri e quaderni,
patto segreto per non passare alle mani.



da Libro di sillabe (Donzelli 2007) poi in Libro grosso (Aragno 2009)

Spelling

 

Lo spelling della parola bacio 
è un bacio sulla bocca. 
Di giovinezza, 
lo spazio di manovra delle unghie. 
Di gelosia, 
un cane da slitta in gabbia. 
Lo spelling di mezzogiorno 
ha a che fare con l'ora di punta 
e con l'ombra delle statue greche. 
Lo spelling di cinciallegra 
è un ciclamino. 

Il modo più gustoso 
di venire a sapere le cose 
è col cucchiaio. 
Il modo più veloce per venirne a capo, 
scavare tutt'intorno.
I Tropici sono in perenne disputa 
tra grandi piogge e solleone, 
scrittori come Marquez sanno mediare. 

Lo spelling della parola fiaba 
sono le illustrazioni. 
I corpi, turismo di fianchi 
per mani e monti.
Il reggimento delle ossa 
conosce la disfatta dell'artrite. 
Quella voce, arrembaggio celeste, 
spicchio di crostata a colazione.
Di fiore in fiore 
la felicità rientrò nell'arnia di un verso sciolto. 

Svita la parola casa dal rimario, 
lutto di grammatiche migrare. 
Non c'è tassa o ghetto che cancelli 
l'indebitamento della storia 
con i deboli. 

Lo spelling di menzogna, ennesima bugia.
Lo spelling di bugia, un millepiedi.
Lo spelling di erotismo, cercarsi sulle punte.

Eternità, sambodromo di Dio.



da Poesie con qualcuno dentro (Aragno 2012)

Certi versi

 

Certi versi sono bambine indiane,
spose in attesa di crescere.
Altri nascono dalla coscia di Giove,
straordinariamente assortiti.
Ma i poeti preferiscono i propri.

Certi versi sono esche vive
per la pesca d'altura,
schiavi messi ai remi
tra un mondo e l'altro,
schiavi rimessi al mondo.

Quando non uniscono gli antipodi,
inciampano dappertutto
si danno al brigantaggio, all'accattonaggio
levano i sentimenti
in un apostolato di falsi indizi.
Come fulmini incendiano i boschi,
fanno da filtro ai filtri d'amore.

Altri ancora, inodori, insapori,
hanno troppi pensieri.
Affondano sotto il peso dei debiti.
A volte non sono versi,
ma un poema di leve e tiranti,
un giardino all'inglese
frequentato da baby-sitter.

Le motociclette del muro della morte,
nell'altra vita, 
erano versi a testa in giù,
tenuti in sella da un'idea fissa:
una canzone o l'amore per sempre
e chi s'è visto s'è visto.

Ma un pescatore di spugne analfabeta
un tenore senza nome in cartellone
un gaucho ubriaco sbalzato da cavallo,
se trattengono il fiato,
ne hanno pronti di nuovi.



da Poesie con qualcuno dentro (Aragno 2012) qui modificata e ampliata

La poesia

 

La poesia segue tutte le regole
e non ne rispetta nessuna,
non mangia carne al venerdì
indossa il burqa,
ma al venerdì si incarna
in una guapperia di ranocchi
nell'atrio rumoroso di una dalia,
dentro il burqa si spoglia per amore
come nel salone delle feste
di un castello assediato.
La poesia ha gambe leste,
il ghepardo mangia la sua polvere,
è l'unica gualdrappa che l'indomabile unicorno
sa sentirsi addosso.
La Biancaneve dei poeti bacia
un Cucciolo sfrontato
e la lanterna scende a valle
per un remoto turno di doppiaggio.



da L'imperfetto del lutto (Aragno 2008)

Quadro

 

L'isola sul fiume austriaco 
è una nuvola barocca, 
vi affonda le mura un monastero, 
nella storia dell'isola i padri trappisti 
produssero liquori selvatici 
e trappole per allodole.
Gli alberi in primo piano sono un nido 
di pennellate, 
oltre i rami si perde 
il motivo di questa poesia, 
poi tutti gli altri.



da Libro di sillabe (Donzelli 2007) poi in Libro grosso (Aragno 2009)

Ponte del diavolo

 

Il ponte crollato a mezzanotte

tornò al suo posto all'alba.
Spazzato via di nuovo
dalla piena dei nebbioni,
riapparve e fu ribattezzato 
Ponte del diavolo.

Fatture come questa
tolsero il latte alle madri
e alle olive ogni succo.

Al frantoio, lo sgocciolio dei miracolati.
Nelle case, un andirivieni di balie.



da La più bella poesia del libro (Aragno 2015)

Dentro il guscio

 

C'è molta estate 

nelle foglie morte.
Nebbia e muschio 
nei tiepidi germogli.
Il mallo delle noci sugli spalti
assiste alla corrida dei papaveri.
Sulla tenacia del rosso 
scommette il rosso di sera.
Le alabarde dei canneti
e il freddo addestratore 
si inchinano al passaggio 
del dio fiume.
Vapori della valle,
fiato di selvaggina:
è il ritorno dei reduci
o un raduno di reclute?
La Natura non fa salti,
si racconta ai quattro venti.
Non c'è tarlo che la tarli
non c'è canto che la incanti.
Dentro il guscio, vivi e assenti.



da La più bella poesia de libro (Aragno 2015)

La contadina

 

Un pittore itinerante
e il suo gemello ozioso
misero a bollire foglie e fango,
ne uscirono i colori dell'autunno.
Immersero del rame nell'aceto
e il verde rinverdì.
Per la felicità del rosso,
scorza di faggio e sali,
ma più ancora
le guance odorose della contadina
abbracciata a tutti e due.



da Poesie con qualcuno dentro (Aragno 2012)

L'intrico

 

L'intrico, impulso e logica,
produce liane
e nodi magistrali.
La vite si avvitacchia ai suoi versanti,
il forasacchi forza i contenuti,
la lappa sdoppia maglie e spire,
il simbolo dell'edera e altre frenesie 
intrecciano con dita da cestaio
la cornucopia delle incongruenze.
Spine strappi ricami,
la forza maniacale della leva.
Scale corde fazioni,
linfa rampicante, modalità guerriera.
Là dentro, nel castello invaso,
vegetano la Bella Addormentata
ragni mai tolti dal buco
bolle di luce untuosa.
Per la metodica abbondanza di cicuta,
la più socratica indifferenza.



da La più bella poesia del libro (Aragno 2015)

Sequoia americana


Sulla sequoia incombe il vaticinio
dell'epica sezione trasversale:
rami subacquei 
immane calendario
fibre di storia e lentezza.

Nel primo cerchio bivaccano, 
fuochi spenti, gli indiani Oloni.

Vicina di tacca Tenochtitlàn,
la densa capitale azteca.

Altra mandata, una baia
percorsa da brume e sospetti,
forse Vichinghi in perlustrazione.

È il giorno di Colombo per l'America,
uragani e compassi l'amministrano.

Rosa furiosa, l'assassinio di Lincoln.

San Francisco, corsa all'oro:
grazie ai cinesi-locomotiva
e a rampe di binari nella Sierra,
giunge in orario la ferrovia.

Poco più in là Jack London 
scuoia fantasmi e lupi.

Insetti, epoche, sceriffi,
tavole da tirassegno e della legge,
beffe legate a un dito,
scia di comete in ceppi.

Nel cerchio largo, il malandrino smilzo
schivò un tribunale di pallottole.

Il testimone baciò la sposa, 
Giuda innamorato,
ma poi partì per la Guerra di Secessione.

La più brava del college
scivolò su una buccia di banana:
non capiva le regole del softball
e la necessità delle equazioni letterali.

Quando il fusto di un albero
diventa grande una testa di cristiano,
chi l'ha piantato muore.
Nessun malocchio, puro adempimento.

L'enorme concetto di vita vissuta
spunta dall'ultimo anello,
chiodo ricurvo,
per alcuni un portafortuna.


da Libro di scienza e di nani (Empiria 1999) poi in Libro grosso (Aragno 2009) qui modificata e ampliata